L'emergenza

E alla fine i migranti in arrivo in Bergamasca se li prende il Patronato San Vincenzo

La priorità è trovare luoghi per l'accoglienza. E nonostante le inchieste e gli attacchi è ancora la Chiesa a rispondere presente

E alla fine i migranti in arrivo in Bergamasca se li prende il Patronato San Vincenzo
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di Luigi de Martino

La certezza è che ne arriveranno tanti. Ma tanti davvero. L’altra certezza è che si fa una fatica immane a trovare strutture idonee che li possano ospitare. La sistemazione dei migranti in arrivo a Bergamo da Lampedusa e dintorni - dove ne sono sbarcati seimila in pochi giorni - è in cima alle preoccupazioni del prefetto Giuseppe Forlenza.

La gestione dell’emergenza è complicatissima, ma fra la prefettura e gli enti che si occupano di accoglienza si è instaurato un bel clima di collaborazione. «Merito del prefetto, che è una persona gradevole», dicono i partecipanti al vertice che si è tenuto martedì 28 marzo per affrontare il problema.

Al tavolo, oltre a Ruah, La Fenice, alla Fondazione Meet Human e alla Caritas (che offre supporto, ma non partecipa ai bandi), per la prima volta erano presenti anche nuove cooperative, alcune non bergamasche, che operano nelle province vicine, come la Kcs, Arcadia e un’altra con sede a Bari.

La questione è presto detta: bisogna aprire nuove strutture, ma nuove strutture disponibili non ci sono. Bisognerebbe sistemare e mettere a norma alcuni immobili, ma dopo l’esperienza degli anni scorsi e i cronici ritardi nei pagamenti da parte dello Stato, nessuna cooperativa è più disposta ad accollarsi investimenti e anticipare soldi che non si sa quando mai verranno rimborsati.

Sabato 25 marzo dieci richiedenti asilo sono stati accolti nel monastero Matris Domini in via Locatelli, il giorno dopo ne sono entrati altri undici. Martedì comunque c’era l’urgenza di trovare un posto per altre ventun persone e la riunione è andata avanti all’insegna del «noi non possiamo», «noi non ce la facciamo». Ruah e La Fenice, ad esempio, che si erano prese l’incarico di gestire cento persone, ne assistono già 140, uno sforzo immane.

Sollecitati i presenti dal prefetto («non voglio che la gente finisca in strada»), alla fine il direttore della Caritas, don Roberto Trussardi, ha tentato la carta estrema: bussare alla realtà che più di ogni altra in questi anni si è presa cura dei migranti e che è già sovraccarica: il Patronato San Vincenzo di via Gavazzeni, che ne ospita - senza spese per lo Stato - la bellezza di 250. La risposta di don Davide Rota, superiore del Patronato, è stata ancora una volta positiva (...)

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