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Gori chiede quaranta taxi in più, ma i tassisti dicono no (comandano loro, si sa)

A Bergamo la situazione non è grave come nelle grandi città, ma le carenze del servizio sono evidenti. A tutti, tranne ai professionisti del settore

Gori chiede quaranta taxi in più, ma i tassisti dicono no (comandano loro, si sa)
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Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori chiede per ben tre volte alla Regione quaranta licenze di taxi in più per far fronte all’arrivo delle migliaia di turisti in città, ma il Pirellone fa orecchio da mercante.

Neanche la cortesia di una risposta. Il fatto è che in Italia comandano loro, i tassisti, e tutti quelli che hanno provato a rimediare a un’oggettiva carenza, soprattutto nelle grandi città, hanno finito per sbattere il naso contro il muro.

Tutto fermo, in Regione come a Roma

Gori recentemente è tornato alla carica con un tweet: «Bergamo ha 120 mila abitanti, oltre un milione di presenze turistiche, un aeroporto da oltre 13 milioni di passeggeri a cinque chilometri dal centro. E solo quarantun taxi autorizzati. A novembre - dopo il lungo stop dovuto al Covid - abbiamo chiesto a Regione il rilascio di quaranta nuove concessioni. Dopo due solleciti, tutto tace, nessuna risposta. Nel frattempo da oltre quattro anni è bloccato al Ministero dei Trasporti il rilascio delle licenze Ncc (noleggio con conducente, ndr) che avevamo ottenuto dalla Provincia nel 2018, superando il ricorso dei tassisti. Abbiamo fatto il bando, abbiamo i nomi degli aggiudicatari, ma tutto è fermo a Roma».

Va detto che i 40 taxi in più chiesti da Bergamo sono poca cosa rispetto ai mille in più che vorrebbero a Milano, ma la sostanza rimane la stessa: in Regione niente si muove, a Roma tutto è fermo. Comandano i tassisti, appunto, su questo non ci piove (...)

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