26 maggio

I lavoratori di Casa Serena in protesta perché dal 1° giugno verranno "ceduti" a una cooperativa

Il passaggio riguarda 140 dipendenti della Fondazione: «Rischio di condizioni lavorative ulteriormente peggiorate»

I lavoratori di Casa Serena in protesta perché dal 1° giugno verranno "ceduti" a una cooperativa
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Ha preso il via alle 13.00 di questa mattina, venerdì 26 maggio, il presidio dei lavoratori in organico alla Fondazione Casa Serena onlus di Brembate Sopra. Dal 1° giugno, i 140 dipendenti operanti nell'ambito delle cosiddette Cure Intermedie al nucleo Alzheimer, i servizi sul territorio di Rsa Aperta, Sad, Ucp-Dom, gli ambulatori fisioterapici passeranno a una cooperativa.

Una scelta immotivata

Dieci giorni fa, il 16 maggio, un confronto fra le parti in Prefettura si era concluso con un mancato accordo e ora, alla vigilia dell'esternalizzazione, i lavoratori hanno deciso di protestare. «La direzione della Fondazione ha motivato questa scelta con l’urgente necessità di ristrutturazione dell’edificio e con la costruzione ex novo di una palazzina all’interno del Parco adiacente -. spiega Ingalill Nordli di Fp-Cgil, Caterina Dezio e Giovanna Bettoni di Cisl-Fp di Bergamo - Questi interventi sono stati definiti troppo onerosi per la Rsa per la quale, a seguito della cessione del personale, sarebbe più facile accedere ai finanziamenti necessari per la realizzazione delle opere (almeno secondo la direzione). Al momento però non ci risulta che la Fondazione sia in possesso delle autorizzazioni necessarie per essere vicina all’inizio dei lavori».

Dal pubblico al privato all cooperative?

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I sindacati sollevano quindi dei dubbi sulla qualità della gestione che ha poi mosso la Fondazione a una decisione così drastica e allargano lo sguardo sul fenomeno nel suo complesso: «Se nelle case di riposo della provincia esistono differenze contrattuali tra lavoratori assunti quando le Rsa erano enti pubblici e quelli poi entrati in organico dopo il 2003 con la riforma regionale che ne ha prevista la privatizzazione, ora il rischio è che ci si trovi di fronte a una terza categoria di dipendenti, dalle condizioni lavorative ulteriormente peggiorate. La nostra preoccupazione è anche per coloro che saranno assunti in futuro e, più in generale, sulla tenuta di un comparto».

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