Lo spauracchio

Il Comune rassicura: «Bergamo non venderà le sue case popolari ai Fondi»

Milano ha scelto questa strada, Palazzo Frizzoni prende le distanze: «Non è il modello a cui guardiamo». Il problema serio di chi non paga l’affitto

Il Comune rassicura: «Bergamo non venderà le sue case popolari ai Fondi»
Pubblicato:

di Wainer Preda

«Non è nostra intenzione vendere le case popolari e tantomeno ci abbiamo mai pensato». Parola - ufficiale - del Comune di Bergamo che prende posizione dopo i dubbi sollevati dall’Unione inquilini sulla sorte degli alloggi di proprietà pubblica in città. Il Comune ribadisce che l’alienazione delle sue case popolari «non è nei programmi e non lo è mai stata. In nessuna forma».

Lunedì sera, durante una manifestazione davanti a Palazzo Frizzoni, l’ex deputato Ezio Locatelli e Francesco Macario del sindacato degli inquilini avevano chiesto all’Amministrazione comunale di esprimersi sulla questione e la risposta, nel giro di poche ore, è arrivata. Netta. Inequivocabile.

Quanti sono

Sono 4.300 gli alloggi di proprietà pubblica in Bergamasca. Il 95 per cento sul territorio cittadino. Il 73 per cento sono di Aler, il 23 per cento appartengono al Comune di Bergamo. Nella fattispecie, nella sola città, l’Agenzia lombarda per l’edilizia residenziale conta 3.138 alloggi, mentre il Comune è proprietario di 986, di cui 972 destinati ai servizi abitativi pubblici e 14 ai servizi abitativi sociali. A questi si aggiunge uno stabile in via Lenzi, composto da 9 alloggi a canone moderato e altrettanti per studenti e lavoratori fuori sede.

Dal 1 gennaio 2023 il Comune ha assegnato la gestione amministrativa, tecnica e manutentiva di tutte le sue abitazioni alla MM, società per azioni che si occupa della metropolitana milanese ma anche di alloggi. Ebbene «durante quest’anno di gestione delle case popolari - afferma Locatelli - MM Spa si è dimostrata inefficiente creando una situazione di disagio per gli inquilini: aumento delle spese condominiali, invio irregolare dei bollettini, manutenzioni assenti, cambi alloggio bloccati, difficoltà a relazionarsi con gli uffici».

Timori da Milano, ma Bergamo...

Non solo. «Il sospetto - continua Locatelli - è che, come sta succedendo a Milano, l’Amministrazione comunale di Bergamo abbandoni nel degrado le case popolari per giustificare la decisione di cederle alla speculazione immobiliare». Il riferimento è a quanto accaduto nel capoluogo lombardo. Lì, l’11 gennaio scorso, la giunta di Giuseppe Sala ha approvato una delibera che avvia la collaborazione con Invimit Sgr, società pubblica ma di diritto privato partecipata al 100 per cento dal ministero dell’Economia.

L’obbiettivo è istituire fondi di investimento per la valorizzazione e l’implementazione del patrimonio abitativo comunale. Ovvero, trovare i soldi necessari alle manutenzioni e a creare nuove abitazioni. Secondo quanto emerso la gestione resterà a MM. Ma i sindacati temono che la proprietà venga trasferita, attraverso Invimit, ai fondi d’investimento. Aprendo alla messa a rendita degli alloggi o alla loro vendita. Con pesantissime ripercussioni sugli inquilini. «Se questo succederà, le famiglie che abitano nelle case popolari vedranno la loro condizione peggiorare tantissimo: cambi di alloggio forzati per poter vendere molti edifici di case popolari, aumento degli affitti, peggioramento dei diritti».

Se. E forse a Milano. Perché stando a quanto è emerso, a Bergamo è tutt’altro paio di maniche (...)

Continua a leggere sul PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 14 marzo, o in edizione digitale QUI

Seguici sui nostri canali