la polemica

Il Wwf: «Mucche sbranate? Fake news». Ma nel 2021 i lupi hanno già colpito 14 volte

Hanno fatto scalpore le immagini da noi pubblicate sulle predazioni di animali in Valle Seriana, nella zona del monte Fogarolo

Il Wwf: «Mucche sbranate? Fake news». Ma nel 2021 i lupi hanno già colpito 14 volte
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di Giambattista Gherardi

Hanno destato non poco scalpore le immagini pubblicate da PrimaBergamo nelle scorse settimane, relative alle predazioni di animali d’allevamento in Valle Seriana, nella zona del monte Fogarolo dove si incrociano i confini dei comuni di Gandino, Clusone e Rovetta. Le carcasse smembrate con i poveri resti evocano la concreta possibilità che tutto sia opera di un branco di lupi (eventualmente di passaggio sui nostri monti, non necessariamente stanziale) oppure di un gruppo di cani randagi divenuti selvatici.

«È necessario procedere - spiega un esperto - con il prelievo di tamponi di saliva, ma solo indirettamente (l’eventuale concessione di indennizzi) si avrà ufficiale conferma se si tratta di lupi». A far discutere sono state anche le parole di Giancarlo Moioli, già funzionario della Comunità Montana Valle Seriana, che ha fatto proprio l’allarme comune a tanti alpeggiatori delle Valli.

«In merito a quanto pubblicato - si legge in una nota del Wwf Bergamo-Brescia, firmata dal presidente Marcello Fattori - è utile e corretto riferire che delle suddette presunte predazioni esisteva una documentazione fotografica soltanto di un solo possibile attacco, fatto che già avrebbe dovuto portare a dichiarazioni meno categoriche. In ogni caso, dopo analisi e sopralluogo da parte del personale della Polizia Provinciale di Bergamo, non è stata rilevata alcuna prova di predazione da parte di lupi o di altri carnivori perché non è stata trovata nessuna carcassa in loco. Le dichiarazioni riportate da persone locali riprendono stranamente in modo identico testi che circolano (forse con copia-incolla) da almeno sei mesi in mezza Italia, dalla Toscana al Piemonte, dalla Valchiavenna e ora alla Val Seriana. È quindi possibile che siano notizie e foto pubblicate falsamente ad arte come tentativo di strumentalizzazione, coordinato seppure in modo dilettantistico».

L’associazione ambientalista rileva inoltre (ricordando anche il progetto Pasturs) che «il lupo e l’orso sul territorio della provincia di Bergamo sono tornati a farsi vedere rispettivamente da 21 e 13 anni, sebbene non siano state accertate ancora riproduzioni locali. Ogni anno si assiste a qualche danno che, per ora, risulta limitato. Invece di gettare benzina sul fuoco della polemica, sarebbe utile ed efficace supportare gli allevatori locali per mettere in pratica misure di protezione adeguate ed essere preparati alla presenza dei grandi carnivori. Lo scopo finale del Wwf è fermare e far regredire il degrado dell’ambiente naturale del nostro pianeta e contribuire a costruire un futuro in cui l’umanità possa vivere in armonia con la natura».

Una rappresentazione quasi idilliaca, che comunque stride con la relazione presentata lo scorso giugno in risposta a un’interrogazione consiliare da Raffaele Cattaneo, assessore all’Ambiente della Regione. «L’espansione del lupo - ha affermato - è frutto solo ed esclusivamente di dinamiche naturali della specie. Se infatti torna naturalmente nel nostro territorio, quello che possiamo fare è impegnarci per rendere la sua presenza compatibile con quella dell’uomo. Il lupo è una specie protetta dalla normativa nazionale e dall’Unione Europea... Per questo predatore vigono i divieti di cattura, uccisione, disturbo, detenzione, trasporto, scambio e commercializzazione». «Dal 2014 al 2021 - ha aggiunto Cattaneo - è stato possibile riscontrare un aumento della presenza della specie attraverso il ritrovamento di segni di predazione su animali domestici e selvatici. Oltre che di immagini e di video mediante foto-trappole, di impronte e di piste o altri segni riconducibili a questo mammifero carnivoro. Oltre che dal ritrovamento di lupi feriti o morti. La maggior parte dei segni di presenza sono stati rilevati nelle aree di presenza stabile della specie, come: l’Alto Lario, l’Alta val Camonica e la media Valtellina, versante Orobico. Sono tuttavia in aumento le segnalazioni, confermate soprattutto da eventi di predazione e/o da fototrappole, di individui singoli che hanno abbandonato il branco di origine, anche in altre zone del territorio regionale».

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