Lurano e non solo

In coda alle sei di mattina per avere il medico di base (e la politica gioca allo scaricabarile)

Dottori in piazza a Milano per «ridare dignità alla professione». L'assurdo caso delle raccolte firme di Lega e centrosinistra

In coda alle sei di mattina per avere il medico di base (e la politica gioca allo scaricabarile)
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di Andrea Rossetti

Lunedì 28 marzo, sin dalle prime ore della mattina, centinaia di persone si sono messe in fila nella piazzetta della vecchia chiesa di Lurano nella speranza di avere, finalmente, un nuovo medico di base. Quel giorno è entrato in servizio il dottor Nicholas Zerbini, il quale però poteva prendere in carico “solo” 650 nuovi assistiti. Da lì la lunga coda, sin da prima delle 6. Una situazione assurda, figlia del sempre più evidente problema della carenza di medici di base.

Niente di nuovo

«Quelle immagini colpiscono, ma non stupiscono. Poco tempo fa a San Giovanni Bianco è successo lo stesso», racconta Tullia Mastropietro, medico di base in Val Brembana e una delle voci delle Coccarde Gialle bergamasche, un movimento che unisce «medici di famiglia e di continuità assistenziale con l’obiettivo di riportare la cura del paziente al centro». Mastropietro, insieme ai colleghi Marzia Bronzoni, Angela Milesi, Paola Nardis, Manuela Timpano e Davide Riva, ha guidato i 150 medici di base bergamaschi che sabato 26 marzo hanno manifestato a Milano per chiedere alla politica ascolto e risposte. Contro la carenza di professionisti del settore, ma anche in difesa della professione, «sempre più schiacciata dalla burocrazia». In tutto, erano ben cinquecento, provenienti da varie province.

I 25 nuovi medici di medicina generale diplomati a Bergamo

Dalla lettera alla piazza

Non un fulmine a ciel sereno. Era da un po’ che i medici parlavano una manifestazione di questo tipo. Per la prima volta, in una lettera che il 25 gennaio scorso ben 240 dottori bergamaschi avevano indirizzato ad Ats e Istituzioni. Il messaggio era chiaro: così non si può più andare avanti.

Quella lettera ha portato dei frutti, ha aperto un canale di dialogo tra professionisti e Ats (fuori dai tavoli sindacali), tra medici di base e ospedali. Ma la loro voce, in Regione, è arrivata flebile. «Ci siamo incontrati con i vertici regionali - spiega Mastropietro -, ma non abbiamo avuto alcun riscontro. Detto ciò, la manifestazione non è stata una protesta. Siamo scesi in piazza per dire una volta di più che le cose, così, non funzionano. Lo dimostrano i fatti. Il medico di famiglia dovrebbe rappresentare la porta d’ingresso per i cittadini al Sistema Sanitario, ma ormai siamo sommersi di altre incombenze che nulla centrano col nostro ruolo primario, ovvero la cura dei pazienti. Il sistema non funziona più e i giovani non vogliono più fare questo mestiere».

Una professione che non piace

In provincia di Bergamo dovrebbero esserci 729 dottori. Una quota che, oggi, appare lontanissima, dato che sono in servizio poco più di seicento medici di base. Troppo pochi, e molti cittadini sono scoperti. Con tutti i problemi e i disagi che ne conseguono. Per qualcuno, il problema principale è il numero chiuso nel corso di specializzazione in Medicina generale. Secondo Mastropietro, invece, il punto è un altro: «Non dico che quello non sia un problema, ma è secondario. Molti posti disponibili nell’ultimo corso di specializzazione a Bergamo sono rimasti vuoti...». Martedì 24 marzo, Bergamo ha salutato 25 nuovi dottori pronti a prendere servizio dopo aver concluso il corso di formazione per il triennio 2017-2020. Giovani professionisti che, durante il percorso di studi, si sono anche adoperati per dare manforte alla sanità durante il periodo più buio del Covid. Sono però un numero esiguo. E non è detto che resteranno qui a lavorare. (...)

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