giovedì 21 aprile

In un anno in Bergamasca persi più di 35 medici: presidio sotto la Regione in via XX Settembre

Dalle 16 alle 18 manifesteranno la Cgil, la Cisl e la Uil provinciali, insieme alle rispettive sigle del pubblico impiego e dei pensionati

In un anno in Bergamasca persi più di 35 medici: presidio sotto la Regione in via XX Settembre
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In un anno in provincia di Bergamo si sono persi trentacinque medici di base titolari: dai 591 in servizio nel 2020 si è infatti scesi ai 556 del 2021. Nello stesso arco temporale i medici di assistenza primaria provvisori sono calati da 70 a 52. Non va certo meglio neanche sul fronte della continuità assistenziale, cioè la guardia medica, dove i medici titolari sono appena 12, cui si aggiungono 137 camici bianchi provvisori (nel 2020 erano rispettivamente 21 titolari e 207 provvisori.

Bastano queste cifre, fornite ai sindacati a febbraio dall’Ats di Bergamo, ad evidenziare tutte le criticità della medicina territoriale in Bergamasca. Ma se ciò non bastasse Cgil, Cisl e Uil provinciali, insieme alle rispettive sigle del pubblico impiego e dei pensionati, manifesteranno giovedì 21 aprile, dalle 16 alle 18, davanti alla sede di Regione Lombardia in via XX Settembre, a Bergamo, per denunciare il progressivo svuotamento degli studi dei medici di base.

«Dimissioni e pensionamenti continuano ad assottigliare queste cifre – sottolineano i rappresentanti sindacali -. Si tratta di una situazione difficilmente risolvibile a livello provinciale e che, dunque, richiede interventi prima di tutto di Regione Lombardia, che deve prevedere misure straordinarie. Non si può accettare che manchi la piena funzionalità al servizio sanitario regionale. Sul tema sono stati raggiunti accordi tra Ats e Consiglio di rappresentanza dei sindaci per tenere monitorato il fenomeno, prevedere per tempo le dimissioni e favorire l’insediamento di nuovi medici, ma si tratta di misure che non bastano».

La carenza dei medici di assistenza primaria starebbe rendendo sempre più difficile avere un consulto in caso di necessità in un numero crescente di territori. E gli stessi medici rimasti al lavoro giudicherebbero la situazione ormai insostenibile.

«Il disagio non si registra solo tra gli utenti – concludono i sindacalisti - ma investe gli stessi medici che si trovano di fronte a un aumento di richieste di intervento, senza poter contare su risorse sufficienti e che nelle ultime settimane hanno denunciato anche difficoltà nel funzionamento del sistema informatico regionale, nei rapporti con l’Inps e con i medici della specialistica ambulatoriale».

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