Verso il nulla di fatto

Inchiesta Covid, la richiesta di archiviazione per Conte e Speranza era scontata

I pm di Brescia ritengono «infondate» le accuse di epidemia e omicidio plurimo colposo. Come previsto non è stato accertato il reato

Inchiesta Covid, la richiesta di archiviazione per Conte e Speranza era scontata
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di Andrea Rossetti

Il procuratore Francesco Prete e il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli, lunedì 29 maggio, hanno inviato al Tribunale dei Ministri di Brescia il loro parere: le accuse rivolte all’ex premier Giuseppe Conte e all’ex ministro della Salute Roberto Speranza nell’ambito dell’inchiesta Covid vanno archiviate.

Secondo la Procura della Leonessa, non sono dimostrabili (o addirittura sarebbero inesistenti) responsabilità penali dirette per le numerose vittime causate dal Covid.

Accuse «infondate»

Come sottolineato, quello in questione è un parere. Il Tribunale dei Ministri emetterà poi sentenza nelle prossime settimane, probabilmente per la metà di giugno, ma è certamente un paletto importante nella storia giuridica di questo tanto discusso caso.

Conte e Speranza sono accusati di epidemia e omicidio plurimo colposo; nello specifico, all’ex premier è imputata la mancata istituzione della zona rossa nella bassa Val Seriana (tra Alzano e Nembro), all’ex ministro la mancata applicazione del piano pandemico (che per di più non era mai stato aggiornato dal 2006).

Accuse che gli sono state mosse dalla Procura di Bergamo e che ora la Procura di Brescia ritiene «infondate». Si tratta di una valutazione che, a dire il vero, era abbastanza prevedibile: la Cassazione, in una sentenza del 2017 poi ripresa in una successiva del 2021 (quest’ultima, la 20416, proprio in tema di Covid), aveva già spiegato come il reato di epidemia colposa richieda «una condotta commissiva a forma vincolata».

Tradotto: affinché questo reato si configuri ci dev’essere una forma attiva di «diffusione di germi patogeni» (articolo 438 del Codice penale), non una condotta passiva. Il non aver fatto qualcosa per limitare il contagio, insomma, non consentirebbe la configurazione di questo reato. Di conseguenza, nemmeno dell’omicidio colposo plurimo.

I procuratori Prete e Bonfigli, inoltre, nelle cinquanta pagine (...)

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