La battaglia (persa) contro le maxi antenne 5G. Lo dimostra il caso del Parco dei Colli
Sono fondamentali per molti servizi, ma impattano fortemente sul territorio. La soluzione? “Nasconderle” nei campanili o unirle

di Marta Belotti
La prima a fare scalpore era comparsa sopra l’ostello di Monterosso nell’ottobre 2023. Non era una pertica di 34 metri, ma comunque aveva dato nell’occhio perché ingombrante. Poi sono arrivati i “pali” di Valtesse, comparsi a non troppa distanza l’uno dall’altro, sia fisicamente che temporalmente parlando, nell’estate 2024.
Protagoniste sono le antenne del 5G, che in Bergamasca sono in realtà già numerose, ma che creano disagi quando, al posto di essere nascoste in qualche edificio o “appoggiarsi” ad altre strutture, compaiono improvvisamente in cima a strutture metalliche alte diverse decine di metri, costruite appositamente in pochi giorni.
Un’antenna simile è ora pronta a “fiorire” anche a Ponteranica, all’interno del Parco dei Colli, area naturale protetta tra il Brembo e il Serio. Benché l’ente, e in particolare la sua Commissione per il paesaggio, avesse infatti espresso parere contrario alla realizzazione di una simile struttura, il Tar (Tribunale amministrativo regionale per la Lombardia) di Brescia, ha accolto il ricorso presentato dall’azienda Inwit, l’operatore che intende realizzarla.
Il no del Parco e la sentenza
Con il Parco dei Colli non è stato possibile parlare, ma quello che si è capito dalla vicenda è che le antenne 5G hanno la priorità su tutto, anche sulla volontà di enti che proteggono il territorio, come appunto il Parco dei Colli.
Il Tar ha infatti riconosciuto le ragioni di quest’ultimo, alla luce del fatto che il relativo Piano territoriale di coordinamento non consente la realizzazione di infrastrutture di telecomunicazione, ma nonostante questo nella sentenza (...)