La prefettura non paga i debiti e adesso in centinaia rischiano il posto di lavoro
Il sistema dell'accoglienza è al collasso: deve ricevere 7 milioni di arretrati, ma in via Tasso tutto (o quasi tutto) va a rilento, senza un perché
di Guglielmo De Marchi
L’economia vola. Bergamo è sulla via del ritorno all’opulenza. Eppure ci sono centinaia di persone che stanno rischiando il posto di lavoro. Sono gli operatori delle organizzazioni di accoglienza agli immigrati. Quelli che assistono gli ultimi e che ora rischiano di diventare, loro stessi, i fanalini di coda nell’assurda classifica dei bisogni.
È una vicenda paradossale quella che vi andiamo raccontando. A causa dei mancati pagamenti da parte dello Stato, le organizzazioni di assistenza bergamasche sono senza soldi. Costrette a fare i salti mortali per racimolare il denaro necessario agli stipendi di dipendenti e collaboratori. Il sistema dell’accoglienza ai migranti in Bergamasca è al collasso. Proprio nel momento in cui l’economia è in crescita e si prepara l’arrivo di altri profughi dalla crisi afghana. Solo che stavolta le organizzazioni di accoglienza, per come sono messe, non potranno reggere l’urto. La Caritas lo ha già fatto sapere: al momento non è in grado di partecipare ad altri bandi sull’immigrazione. Una scelta amara, ma inevitabile.
Sì perché la principale organizzazione diocesana del settore avanza dallo Stato un’enormità di quattrini. E pur raschiando il barile, non può andare oltre, pena il dissesto finanziario. Lo stesso vale per le altre organizzazioni. Tutte insieme, devono ricevere dallo Stato circa sette milioni di euro. Soldi già rendicontati. Ovvero anticipati per conto dello Stato. Con i quali finora hanno pagato gli operatori, il pocket money ai richiedenti asilo, le utenze, i fornitori, gli affitti, i pasti. Aspettando rimborsi, stabiliti per contratto, che arrivano con drammatico ritardo. Se arrivano.
E dire che la legge parla chiaro: i pagamenti vanno effettuati entro 30, al massimo 60 giorni. E invece i rimborsi per l’anno 2019 - duemiladiciannove! - sono stati pagati al 50 per cento per 4 mesi, e al 70 per cento per altri tre. Diakonia avanza 1,3 milioni di euro. Caritas 4 milioni. E le altre realtà, messe tutte insieme, sul milione e mezzo. A fine maggio, la Prefettura ha pagato due mesi del 2019. A fine giugno altri due. A fine luglio anche. I pagamenti che dovevano essere effettuati nella prima decade di settembre, relativi al 46 per cento dell’aprile 2020, invece, al momento in cui scriviamo non sono ancora arrivati. E c’è persino un’organizzazione che aspetta 380 mila euro da tre anni.
Ora, che lo Stato mandi in malora le imprese locali è difficile da accettare alle nostre latitudini (anche alle altre, a dire il vero). Ancor più se si tratta di imprese impegnate nel sociale. E per giunta incaricate dallo Stato stesso di salvare uomini, donne e bambini. A oggi gli enti che si occupano di accoglienza stanno assistendo oltre trecento persone (a cui si sommano gli afghani appena arrivati). Rispetteranno i contratti fino all’ultimo, c’è da scommetterci. Ma presto, è la previsione, l’onda migratoria si gonfierà di nuovo. E allora chi sarà in grado di anticipare altri soldi per lo Stato?