Chiunque sia passato almeno una volta da via Borgo Palazzo, a Bergamo, lo conosce bene. Quel colosso rosino con i vetri sfondati, abbandonato da anni accanto alla strada: l’ex Una Hotel.
Per quasi un decennio, l’edificio – già Pantheon e, prima ancora, un ambizioso complesso alberghiero – è rimasto vuoto e abbandonato, rifugio per senzatetto e simbolo del degrado bergamasco. Ora, però, il suo destino cambia: Sandro Paolino, 52 anni, imprenditore italo-tedesco con origini liguri e calabresi, da otto anni residente a Bergamo, ne è il nuovo proprietario.
Finalmente!
Come ha riportato il Corriere Bergamo, l’acquisto è stato firmato ieri mattina (venerdì 31 ottobre) con Unipol. Il gruppo aveva ereditato la struttura nel 2015 dopo l’acquisizione della catena Una Hotels e, dopo tanto tempo, è stato ben contento di trovare un acquirente. L’imprenditore non ha rivelato pubblicamente la cifra versata, ma ha annunciato un investimento complessivo da venti milioni di euro e un piano di rilancio in due anni.
L’edificio non è piccolo: 20 mila metri quadrati per 130 mila metri cubi. Paolino, titolare della Smp Investment Group, racconta di averci messo gli occhi già circa cinque anni fa: «Un imprenditore aveva firmato un preliminare e aveva cercato di coinvolgermi, ma l’affare non era andato in porto». Nei mesi scorsi, dopo contatti con Unipol legati a un’operazione immobiliare a Paratico, la trattativa è ripresa e stavolta è arrivata alla firma.
Prima però, l’imprenditore ha voluto vederci chiaro: «Qualcuno aveva scritto che il complesso aveva problemi strutturali, così ho fatto una due diligence con degli ingegneri: la struttura è solida».
Il progetto
Nei piani superiori nascerà un hotel da 200 camere, mentre quelli inferiori saranno destinati a uffici, spazi di lavoro condivisi e servizi per il benessere, forse una clinica o una palestra. Bergamo, d’altronde, oggi è una città diversa rispetto a quando la struttura fallì. «Qui c’era un albergo che è fallito ma allora le cose erano molto diverse, la città oggi è molto più turistica, l’aeroporto ha più traffico, anche l’Atalanta ha contribuito a far conoscere la città nel mondo. Vedremo se ci sarà qualche catena interessata alla gestione».
Paolino, fondatore della Smp Investment Group, esclude l’idea di ricavare appartamenti: «Il residenziale porta solo complicazioni», spiega. Ma promette di adattare tutto «alle vere esigenze della città», contando anche sui parcheggi sotterranei già esistenti.
Dentro il “cadavere” di cemento
Paolino parla di “cadaveri” riferendosi agli edifici dimenticati come questo: «In giro ci sono tanti cadaveri come questi, qualcuno deve fare il mio lavoro».
In effetti, entrando nell’ex Una Hotel la scena che descrive è surreale: vetri rotti, macerie, fili di rame strappati, muri coperti di scritte e segni di incendi. C’è ancora il bancone della reception e il pavimento in marmo che ha resistito sotto centimetri d’acqua stagnante e sporcizia. Sulle terrazze, letti improvvisati e cartelli lasciati dagli occupanti, che negli anni hanno trovato rifugio in questo angolo di Bergamo. Salendo ai piani superiori si trovano addirittura i resti di camere ancora arredate, frigobar e perfino qualche cassaforte. L’odore di bruciato, è ancora forte.
Il nuovo proprietario e il suo architetto, Josè Luis Vidal, hanno già pronto il piano per partire: «Per prima cosa dobbiamo sgomberare tutto, cominceremo subito – dice il nuovo proprietario -. Se non ci saranno problemi con i permessi vogliamo finire tutto in due anni, sono sicuro che verrà una cosa bellissima. So che ci vuole coraggio e anche un po’ di follia per un lavoro così, ma è quello che faccio. In Lombardia ci sono tanti posti come questi e tante opportunità».
Una sorta di riscatto
Non è la prima volta che Paolino punta su Bergamo. Cinque anni fa aveva tentato di realizzare Parcofiera, un maxi-progetto da 170 milioni di euro tra hotel e centro commerciale, poi naufragato dopo contrasti con il Comune e denunce incrociate.
«Ci ho rimesso ventuno milioni, ma sono convinto che quella storia non sia finita. Se ci si siede attorno a un tavolo, una soluzione si può ancora trovare». Questa volta però l’imprenditore è fiducioso: «Il progetto di Borgo Palazzo avrà un’accoglienza diversa. È una sfida, certo, ma anche un’occasione per restituire un pezzo di città ai bergamaschi».