Clamoroso

L'Inps di Treviglio: «Signora, lei è morta. Ci porti una certificato di esistenza in vita»

Un caso di omonimia e la pensione salta. Così per una donna di Treviglio, viva e vegeta, anche le beffa di dover dimostrare l'evidenza

L'Inps di Treviglio: «Signora, lei è morta. Ci porti una certificato di esistenza in vita»
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di Marta Belotti

Dicono che se qualcuno ti sogna morto, ti allunga la vita. Al contrario, risultare deceduti agli occhi di lince dell’Inps non sembra portare alcun vantaggio. Danno oltre alla beffa, può capitare che ti blocchino la pensione. È quanto successo a Claudia Stucchi, pensionata di Treviglio, che, al meglio, si potrà guadagnare qualche anno di paradiso in cambio delle tribolazioni derivanti da questa assurda disavventura.

Era inizio settembre quando la donna ha ricevuto una chiamata dalla banca. La sua pensione latitava ad arrivare e il fatto suonava assai strano. Decisa a fare chiarezza, e preoccupata per il proprio gruzzoletto che non accennava a fare capolino sul conto, la signora Stucchi ha deciso così di recarsi all’Inps.

Lì, viva e vegeta davanti allo sportello, ha ricevuto la notizia: «Signora, a noi la sua pensione non risulta, perché lei è morta».

Qualcuno al suo posto avrebbe sbottato imprecando l’evidenza; qualcun altro si sarebbe toccato spasmodicamente volto, braccia, gambe o si sarebbe dato un bel pizzicotto per verificare la propria esistenza; altri ancora avrebbero pensato di aver capito male e avrebbero scommesso sulla rottura dell’apparecchio acustico, o sull’urgenza di procurarsene uno.

Invece, la signora Stucchi, in attesa da tempo allo sportello, parlante e capace di tirare dei profondi respiri simili a sbuffi di impazienza (...)

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