Il comunicato Cgil

Il Tribunale di Bergamo dà torto all'Inps nella causa di un lavoratore bergamasco

Un noto panificio della città, a luglio 2020, aveva comunicato a un dipendente una riduzione massiccia di orario e stipendio. Da qui l'avvio di una battaglia legale

Il Tribunale di Bergamo dà torto all'Inps nella causa di un lavoratore bergamasco
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Il comitato nazionale Inps ne aveva bocciato il ricorso, perché la circolare che regola le dimissioni per giusta causa cita solo il «mancato pagamento della retribuzione» e non la riduzione dell’orario, ma il Tribunale di Bergamo si è espresso diversamente.

La vicenda, resa nota dalla Cgil di Bergamo, riguarda F.R., dipendente di uno dei panifici più famosi della città, che a luglio 2020, in piena pandemia, aveva imposto al lavoratore una riduzione d’orario da 40 ore settimanali a 12. Di conseguenza, F.R. si è visto ridurre lo stipendio mensile del settanta per cento. Il dipendente ha così contestato questa decisione e si è rivolto all’ufficio vertenze della Cgil, che ha chiesto all’azienda di ripristinare il contratto con cui F.R. era stato assunto in origine. Al rifiuto del panificio, è stato il lavoratore stesso a dimettersi.

La domanda quindi è: c’erano tutti gli estremi per parlare di giusta causa e usufruire della Naspi come tutti i disoccupati involontari? Secondo l’Inps di Bergamo, no. Tuttavia, F.R. ha deciso di non demordere e, assistito dal patronato Inca, si è rivolto al Comitato Provinciale Inps. In questa sede, il lavoratore ha trovato l’unanimità e l’approvazione del ricorso. La direttrice dell’Inps di Bergamo, come spesso avviene, si è astenuta e ha rimesso la questione in capo al Comitato Nazionale. Questo ha bocciato di nuovo la richiesta di F.R., che ancora una volta ha deciso di non arrendersi.

In questa fisarmonica di sì e di no, di rimandi e di scelte, l’ultima parola è stata data dalla magistratura. Il Tribunale di Bergamo ha dato ragione a F.R.: «Dalla ricostruzione dei fatti - dice la sentenza -, appare chiara la sussistenza di una giusta causa di dimissioni rappresentata dall’unilaterale riduzione dell’orario di lavoro da 40 a 12 ore settimanali, con conseguente ingente perdita economica del ricorrente».

Il giudice ha quindi condannato l’Inps a corrispondere alla lavoratrice l’indennità Naspi, oltre che al pagamento delle spese legali. Marcello Gibellini, presidente del comitato Inps di Bergamo, ha dichiarato: «Spero che anche Inps abbia capito. Ridurre l’orario del settanta per cento significa ridurre il salario del settanta per cento. Credo che ci si debba sempre mettere, per quanto possibile, nei panni delle persone che si intende rappresentare e tutelare».

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