Centro islamico

Musulmani a Bergamo: il «sogno» di un "oratorio" islamico e i timori sui soldi del Qatar

Mohamed Saleh, dopo le tensioni e la battaglia legale (ancora in corso), rilancia il progetto di una nuova sede per la sua associazione

Musulmani a Bergamo: il «sogno» di un "oratorio" islamico e i timori sui soldi del Qatar
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di Andrea Rossetti

«Se mi avesse fatto questa domanda sette anni fa, le avrei risposto che il mio sogno, anzi il nostro sogno, era stato realizzato. La nostra “casa” in via Cenisio aveva tutto ciò che ci serviva. Oggi, però, le cose sono cambiate. Semplicemente, lì non ci stiamo più. Il venerdì, giorno più importante di preghiera per noi musulmani, vengono fino a seicento fratelli e sorelle. Abbiamo stabilito due turni, ma è ovvio che qualche problema lo crea una tale massa di persone. Sia a noi che ai residenti». Mohamed Saleh, presidente onorario del Centro culturale islamico di via Cenisio, non gira attorno alla questione.

Lui, il nuovo presidente Mohamed Loai Kudsi e tutto il direttivo hanno annunciato, in un’assemblea tenutasi l’1 novembre all’auditorium San Sisto di Colognola, la volontà di trovare una nuova sede per l’associazione. Rinfocolando così le preoccupazioni di una parte della città: il consigliere comunale leghista Alberto Ribolla ha presentato un’interrogazione urgente alla Giunta per avere chiarimenti al riguardo.

Un “oratorio” musulmano

Come sempre, a creare agitazione è un termine: moschea. Eppure, Saleh non parla di moschea: «Nella nuova sede faremmo ciò che già facciamo in via Cenisio, ma in spazi più consoni. Anzi, il sogno sarebbe creare un luogo che sia davvero per tutti. Una specie di “oratorio”, dove anche i nostri figli possano divertirsi, condividere esperienze, incontrarsi».

L’associazione ha affermato di aver già visto diversi posti, compresa una ex chiesa («Ma lì ci siamo fermati subito», aggiunge Saleh). Tutti in zone periferiche o esterne alla città. Il problema è finanziario: non ci sono i soldi per un investimento del genere. O meglio, i soldi ci sarebbero anche, ma sono “bloccati” da una vicenda giudiziaria iniziata nel 2015 e non ancora conclusa.

I cinque milioni dal Qatar

Sette anni fa, Saleh e il direttivo del Centro culturale denunciarono l’allora presidente, Imad El Joulani, per essersi intascato una donazione da ben cinque milioni di euro dalla Qatar Charity Foundation per la realizzazione di una nuova maxi moschea a Bergamo senza però dire nulla ai fedeli.

Accusato di truffa aggravata, in primo grado El Joulani fu penalmente assolto, mentre in secondo grado - quando a processo hanno testimoniato anche i rappresentanti della Qatar Charity -, il medico marocchino è stato riconosciuto responsabile di truffa.

A fine settembre, El Joulani ha presentato ricorso in Cassazione. «Ancora non sappiamo nulla - dice Saleh -, ma l’organizzazione qatariota ci ha informalmente confermato che, se le cose dovessero andare bene, quei cinque milioni che verranno loro restituiti verranno poi donati alla nostra associazione».

«Il progetto di trovare una nuova sede - continua Saleh - è anche una forma di “premio” che riteniamo la nostra comunità meriti per gli anni difficili che ha vissuto. L’assemblea di inizio novembre è stata la terza dal 2016 a oggi. Era necessario fare un punto della situazione e, soprattutto, offrire ai fedeli un nuovo orizzonte». Mentre parla della frattura avvenuta sette anni fa, Saleh non nasconde rammarico e dispiacere. (...)

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