No al comprensorio unico Colere-Lizzola: oltre tremila firme raccolte in pochi giorni
La petizione online è stata lanciata dal fronte dei contrari, che ha anche organizzato per il 3 gennaio un incontro sul tema a Vilminore
Giovani, ambientalisti, amministratori locali, appassionati di montagna e semplici cittadini: tutti uniti per dire no al progetto per la realizzazione del comprensorio sciistico unico Colere-Lizzola, che dovrebbe aprire nel dicembre 2026. Per fermare quello che è considerato uno «scempio ambientale», è stata lanciata una raccolta firme, mentre nei prossimi giorni verranno organizzate iniziative sul tema.
Un comprensorio da 70 milioni di euro
Un passo indietro: il progetto, a cura di Rsi srl (che gestisce gli impianti di Colere insieme ad altri finanziatori), collegherà la stazione sciistica di Colere con quella di Lizzola, passando per la Val Conchetta e l'alta Val Sedornia, a oggi «non ancora antropizzate», come si legge nel manifesto pubblicato online. Il progetto prevede «il livellamento del terreno per la creazione di tre nuove piste, l'inserimento di tre nuovi impianti a fune e una funicolare nel tunnel di 450 metri ricavato nel Pizzo di Petto», oltre a un bacino di accumulo dell'acqua e innevamento artificiale.
Le tre seggiovie di Lizzola verrebbero dismesse e sostituite da un'unica cabinovia. Anche l'altitudine si eleverà: se, a oggi, le piste di Colere si trovano tra 1600 e 2200 metri e quelle di Lizzola fra 1500 e 2000 metri, i nuovi impianti si collocherebbero tra i 1800 e i 2200 metri. Costo complessivo dell'opera: 70 milioni di euro, di cui 50 pubblici. «I costi successivamente precisati per il versante di Lizzola indicano un incremento del 36 per cento, con conseguente espansione del contributo pubblico». Apertura prevista per dicembre 2026.
Il fronte dei contrari, alla luce di queste e altre considerazioni (che sono state pubblicate sul blog terreAlt(r)re, raggiungibile a questo link), hanno scelto di opporsi avanzando una visione di turismo «più sostenibile e rispettoso della montagna». Tutta l’area interessata dal progetto rientra, come spiegato nel blog, nella Zona speciale di conservazione (Zsc) Val Sedornia - Val Zurio - Pizzo della Presolana, un sito Rete Natura 2000 (codice IT2060006) all’interno del Parco Regionale delle Orobie Bergamasche.
Già raccolte oltre 3000 firme
Un primo passo da parte degli oppositori è stato fatto lanciando, lo scorso 26 dicembre, una petizione online (raggiungibile cliccando questo link) che in pochissimi giorni ha già raggiunto le tremila firme e continua a raccoglierne.
«Il dispendio di energia dovuto a nuovi impianti più potenti e veloci ricadrebbe sul costo del biglietto - si legge nel testo che accompagna la petizione -. L'opera non risponde al problema dello spopolamento e l'incremento del turismo di massa creerebbe ulteriori disagi alle infrastrutture della valle. L'aumento dei prezzi degli immobili renderebbe inaccessibile alle persone della valle l'acquisto e quindi la permanenza sul territorio».
Per parlare del tema, venerdì 3 gennaio a Vilminore di Scalve si terrà una serata di approfondimento con diversi esperti, che fa parte del "tour" delle valli che giovani e ambientalisti stanno promuovendo in questo periodo, con incontri pubblici di divulgazione in diversi paesi. Tra i relatori, saranno presenti Angelo Borroni (OrobieVive), Luca Mangili (Fab), Cai Valle di Scalve, Lucio Toninelli, Luca Rota (scrittore e blogger) e Agostino Agostinelli, del direttivo nazionale Federparchi e vicepresidente Cipra (Commissione internazionale per la protezione delle Alpi). Ospite il sindaco di Vilminore, Pietro Orrù.
Peggio di Tafazi questi. si lamentano del maggior turismo, aumento prezzi immobile.....Che guardino ponte di legno 10 anni fa ed adesso. Ha ragione Stefano, facciano pace col cervello.
In bergamasca sopra i 2000 metri ci sono solo Lizzola e Colere, le altre stazioni saranno veramente a rischio. Non capisco perché gli ambientalisti si ostinano a dire di no ad un progetto che potrà portare chiunque a visitare con sci o meno una zona tanto bella, costringendo gli appassionati di sci ad andare lontano quando si potrebbe stare a 50 km da Bergamo!!!
Venite in alta Val Seriana a sentire cosa ne pensano! Facile per gli scalvini. E finiamola con le teorie del turismo diverso e sostenibile. Ma quanta gente va a visitare un museo o una miniera…? Che peraltro sono chiusi perché mancano i fondi. Se poi in paese non trovano nemmeno un bar per bere un caffè (già adesso) figuriamoci. Le “giostre “ sono quelle che portano interesse, turisti e money! Mettetevi il cuore in pace.
Una valle che muore. Cosa volete??? E poi non lamentatevi se i giovani e i vostri figli scappano dalla vostra terra. In compenso sorridono gli altri comprensori.
Mi piacerebbe vedere di chi sono le firme, se di gente che vive e abita lì o di gente che non ci vive. Se sono da fuori, vuol dire che è gente lavora e ha reddito da altre parti, se invece è gente della zona, dovrebbero firmare anche che non si lamenteranno mai più della mancanza di lavoro nelle valli, né che i giovani devono scappare, ne che mancano i servizi. Non vogliono investimenti, poi tacciano enon si lamentino di nulla, vivano cou cinghiali, gli orsi e i lupi, che evidentemente preferiscono agli uomini.