"No green pass": i manifestanti sfilano senza autorizzazione in centro città
Le forze dell'ordine erano state informate del raduno in piazza Dante, che aveva l'ok solo in forma statica. Ma i partecipanti hanno violato le regole e saranno identificati
di Federico Rota
Dicono no al green pass e al vaccino, perché «è un inganno – sostiene un nonno di 77 anni -, un intervento genico nei confronti delle persone, che in questo modo vengono schedate. Un vero vaccino deve essere testato almeno per quattro, otto, dieci anni». Protestano contro la «dittatura della maggioranza delle opinioni», che ha come complici i «giornalisti venduti al potere».
Ma c’è anche chi, tra svastiche e stelle di David per i non vaccinati, ed è giusto dirlo, ritiene il green pass una misura sbagliata in linea di principio, oppure è semplicemente preoccupato e desidererebbe ricevere rassicurazioni sugli effetti collaterali dei preparati.
Voci e opinioni della manifestazione andata in scena questa sera (sabato 31 luglio) contro l’estensione dell’obbligo della certificazione verde a partire dal 6 agosto. A differenza di quanto avvenuto sabato scorso (24 luglio), quando circa tremila persone hanno invaso il centro di Bergamo, questa volta davanti al palazzo della Procura, in piazza Dante, si sono radunate tra le 500 e le 600 persone. Manifestanti che non si definiscono no-vax e che non sono contro chi si è vaccinato, ma puntano li dito contro un sistema che li obbliga a vaccinarsi.
Il raduno, autorizzato solo in forma statica a causa della normativa anti-Covid, era fissato alle 17.30. Dopo un inizio sottotono, accompagnato da applausi, slogan «libertà, libertà» e «Bergamo alzati», il dibattito si è acceso quando sulle scale della Procura ha preso la parola un uomo di 57 anni che si dice «schifato dalla categoria dei giornalisti. Siamo l’ultimo baluardo di resistenza a governi di tipo militare – ha esordito -. I giornalisti devono smetterla di fare i terroristi, è ora che raccontino veramente ciò che è accaduto. Noi bergamaschi lo pretendiamo».
Quindi un minuto di silenzio e applausi in memoria di Giuseppe De Donno, il medico che si è tolto la vita martedì considerato il padre della terapia con il plasma iperimmune in Italia. Chiedono giustizia per un dottore che «è stato fatto passare per pazzo da questo regime». Al contrario, nel mirino dei manifestanti finisce Andrea Crisanti, «uno dei terroristi che ci vorrebbero vedere chiusi in casa», che hanno poi dedicato cori non propriamente “politically correct” anche verso il medico Matteo Bassetti e il virologo Roberto Burioni.
Ma nel manipolo di contestatori non mancano i complottisti, come chi sostiene che «questa pandemia sia stata pianificata anni fa per ridurre il numero della popolazione». E che ribadisce di essere in piazza e di battersi per la verità in nome dei morti di Bergamo.
«Abbiamo un impegno morale verso i nostri figli (uno degli slogan più gettonati è “giù le mani dai bambini” ndr), non possiamo nasconderci», riprende la parola il 57enne, che sottolinea come «la nostra libertà non finisce dove inizia la paura degli altri».
Sono da poco passate le 19 quando il picchetto pare sciogliersi, ma i manifestanti decidono di concedersi un’ultima sfilata, non autorizzata, lungo le strade del centro fino a piazza Pontida. Come già avvenuto in occasione della prima manifestazione, i partecipanti saranno identificati. Poco prima delle 20 il rompete le righe sotto le Colonne di Prato, all’imbocco di via XX Settembre lanciando slogan contro il Ministro della Salute Roberto Speranza.