La polemica

Nuovo progetto di riqualificazione dell'ex carcere di Sant'Agata, le critiche dell'Isrec

Nel nuovo piano, lo spazio coi muri originali destinato a museo verrà trasformato in appartamenti in housing sociale. Il post della direttrice Ruffini

Nuovo progetto di riqualificazione dell'ex carcere di Sant'Agata, le critiche dell'Isrec
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Polemica intorno all'ex carcere di Sant'Agata a Bergamo: la direttrice dell'Isrec (Istituto per la storia della Resistenza e dell'Età contemporanea), Elisabetta Ruffini, non ha gradito l'aggiornamento del progetto definitivo, che punta a riqualificare l'edificio.

Il cambio di piano per il museo

Questo perché il museo, che racconta la sua storia, non verrà realizzato più al piano dove c'era la mostra "Se quei muri", come nella precedente versione del progetto, ma nella vecchia circoscrizione, già ristrutturata da anni. «Riteniamo questo un affronto culturale a una intera città, già così provata nella perdita di preziose memorie della sua storia (basti l’esempio della Caserma Montelungo)».

Nell'ex carcere, i fondi statali Pinqua derivanti dal Pnrr, pari a otto milioni di euro, permetteranno di creare quindici alloggi in housing sociale a canone moderato, realizzati proprio dove doveva esserci il museo, e degli spazi pubblici comunali. L'indicazione e la decisione sono venute dalla Sovrintendenza, delle quali Palazzo Frizzoni ha preso atto. «Ringraziamo l'Amministrazione della fiducia che dimostra nei nostri confronti, eppure l'ultimo corridoio rimasto com'era non ci sarà più, spariranno le tracce, cancellate per sempre. Spariranno cioè quei muri, quegli ambienti che sono i documenti che avrebbero fatto il museo».

I muri dell'ex carcere spariranno

Insomma, per Ruffini è una questione dell'ambiente in cui realizzarlo, perché i muri originali dell'ex struttura verranno rifatti per realizzare gli appartamenti, mentre loro finiranno appunto nella parte ristrutturata.

«Come istituto culturale che si occupa di storia contemporanea, non possiamo non chiederci che ruolo dobbiamo svolgere in un paese che pare sempre più intimidito a fare spazio alla storia del Novecento nella sua profonda e vera complessità, per poi ritrovarsi impaurito quando le mezze parole, i quasi uguale, i silenzi lasciano lo spazio in cui crescono discorsi fatti di menzogne e violenza».

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