Diocesi preoccupata

Otto per mille: molto meno alla Chiesa, più alla salute. Il Covid ha cambiato le priorità

I dati non evidenziano ancora il pesante calo, ma lo Stato ha inserito tra i beneficiari ospedali e scuole (che dovrebbero attingere ad altri canali di finanziamento)

Otto per mille: molto meno alla Chiesa, più alla salute. Il Covid ha cambiato le priorità
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di Paolo Aresi

Nei prossimi anni, le assegnazioni alla chiesa cattolica che derivano dall’otto per mille subiranno un calo vistoso e sarà un problema per tante iniziative che la chiesa mette in campo soprattutto nelle emergenze sociali, come è successo con i profughi, con il Covid. La situazione è preoccupante. Dice un commercialista di Bergamo: «Fino a qualche anno fa i clienti mi chiamavano per chiedermi di firmare a favore della Chiesa Cattolica, adesso sono io che li chiamo per chiedere loro se vogliono firmare per la Chiesa, e diverse volte nemmeno rispondono».

Per ora i fondi che arrivano dall’otto per mille si mantengono abbastanza stabili, in leggero calo, ma le assegnazioni si riscuotono con quattro anni di ritardo: significa che nel 2022 arrivano i soldi che gli italiani hanno tributato nel 2018. Ma nel 2020 e 2021 la situazione è cambiata. Anche se i contributi arriveranno nel 2024, sappiamo già oggi che il numero di italiani che ha firmato per l’otto per mille alla chiesa cattolica è sceso in misura rilevante. Per diverse ragioni, a cominciare dall’impatto della pandemia: molti contribuenti hanno preferito destinare questa piccola quota a ospedali e istituti di ricerca.

Diocesi preoccupate

Non è una guerra per accaparrarsi il finanziamento, è un dato di fatto. Ma la chiesa, italiana e bergamasca, deve affrontare impegni gravosi. Diamo un’occhiata a quanti soldi sono arrivati nelle casse della nostra diocesi grazie all’otto per mille. Nel 2016 il contributo era di undici milioni e 237 mila euro ed era così suddiviso: 2 milioni a iniziative per il culto e la pastorale, cioè dalla stampa dei libretti del catechismo alle candele, alla pulizia delle chiese e via dicendo; 6 milioni e 729 mila euro sono andati al sostentamento dei sacerdoti; 1 milione e 291 mila euro sono stati destinati alle iniziative di assistenza e carità; 835 mila euro sono andati ai beni culturali e all’edilizia di culto (dal restauro dei dipinti alla manutenzione, alla costruzione di nuove chiese come in quell’anno è stato fatto a Cavernago che ha incassato circa metà della cifra totale).

Nel 2019 il contributo è sceso a 10 milioni e 178 mila euro mentre nel 2020 è risalito a 11 milioni e 653 mila euro che sono stati suddivisi in questo modo: 1 milione e 620 mila euro alle spese per il culto e la pastorale; 6 milioni e 560 mila euro al sostentamento dei sacerdoti; 1 milione e 602 mila euro in aiuto per l’emergenza Covid; 329 mila euro per i beni culturali ecclesiastici; 1 milione e 542 mila euro per l’assistenza e la carità.

In Curia, a Bergamo, c’è preoccupazione per il futuro. Dice don Marco Milesi: «L’otto per mille per la nostra chiesa è una risorsa molto importante. Si tratta di un provvedimento introdotto circa trentacinque anni fa. Da allora, sono stati inseriti nell’elenco numerosi altri enti che possono usufruire dell’otto per mille, questo ha rappresentato un impoverimento, in termini generali. Per adesso il calo è stato lieve, più o meno costante, ma il timore è che con la dichiarazione dei redditi 2020 questa diminuzione si sia fatta molto più forte, non tanto per sfiducia verso la Chiesa quanto per l’emergenza Covid che ha spostato l’interesse delle persone sugli aspetti sanitari, legati alla salute. E si può ben capire. Il fatto è che poi lo Stato ha inserito tra gli enti anche istituzioni pubbliche che forse dovrebbero attingere ad altri canali di finanziamento. Comunque, la Chiesa bergamasca ha sempre ricevuto un buon sostegno da parte dei cittadini; dal canto nostro abbiamo cercato la massima trasparenza e utilizzato parte cospicua del finanziamento per iniziative di carità, oltre che per la liturgia e il culto, e per il sostegno dei settecento preti della diocesi; abbiamo aiutato anche l’edilizia delle chiese, degli oratori, dei musei parrocchiali... abbiamo sempre fatto un rendiconto con le spese sostenute».

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