Otto marzo con volto coperto e divieto di parola agli uomini etero: la Rete contro la violenza di genere non ci sta
Il gruppo si radunerà come ogni mese in Largo Rezzara, ma non parteciperà al corteo con "Non una di meno" a causa delle regole dell'evento

La Rete bergamasca contro la violenza di genere non parteciperà al corteo dell'8 marzo a Bergamo. Inizialmente il gruppo avrebbe dovuto partecipare, ma poi avrebbe preso questa decisione «con rammarico» a causa di «alcune modalità previste per il corteo che sono emerse nelle ultime comunicazioni degli organizzatori, quali l'esclusione dal microfono aperto delle persone uomini etero cis e riguardo all'invito, seppure legato a modalità di lotta specifiche, a partecipare a viso coperto».
Le "regole" di Non una di meno
La manifestazione, uno sciopero transfemminista contro violenza patriarcale, guerre e povertà, era stata convocata dal movimento "Non una di meno", attivo in città e che di recente aveva fatto parlare di sé in merito alla polemica sull'ingresso delle Pro Vita al Consiglio comunale delle donne di Bergamo.
Il gruppo, quando ha saputo della decisione della Rete di non parteciparvi, ha spiegato: «Nessunə di Non Una Di Meno è statə interpellatə. Per non parlare delle assemblee pubbliche che abbiamo lanciato, e che non sono mai state attraversate dalla Rete. La Rete aveva scelto di fare uno spezzone dentro il corteo oltre che un appello specifico, cosa ritenuta di senso e apprezzata. Ne consegue la totale autonomia nel connotare lo spezzone della manifestazione come meglio crede la Rete».
Perché i passamontagna
In merito poi alle modalità del corteo criticate dalla Rete, "Non una di meno" spiega: «I passamontagna tanto criticati serviranno solo e unicamente a caratterizzare il corteo, su scelta libera e individuale; la maggior parte dellə partecipanti avrà i consueti pañuelos simbolo della liberazione transfemminsta in tutto il mondo».
Aggiungono: «Inoltre i passamontagna hanno il significato di rappresentare tutti quei volti e identità uccise/violentate dalla violenza patriarcale. Oltrettutto ricordiamo che scioperare in questo Paese non è così facile per tutte le persone soprattutto se soggettività queer e precarie».
«Non vogliamo tappare la bocca agli uomini»
Sul punto riguardante il divieto agli uomini etero cis di prendere parola spiegano: «La decisione di lasciare parola solo a donne e soggettività queer non è una censura o il non riconoscimento di alleati tra gli uomini cis (così la vedrebbe il peggio della destra), ma è solamente una richiesta di dare visibilità alle soggettività direttamente colpite dalla violenza patriarcale. Si tratta di dare alle donne, alle persone intersessuali, alle persone trans*, alle persone queer un ruolo centrale e unico nella narrazione, non un tappare la bocca agli uomini».
Il presidio
Non una di meno si dice quindi dispiaciuta della scelta della Rete di non partecipare. Quest'ultima ha annunciato che invece si ritroverà, come ogni 8 del mese ormai da un anno, al consueto presidio in Largo Rezzara, Bergamo, sabato alle 18.
Ma smettetela, siete ridicole. Concordo con il lettore che Vi invita a mostrare con fierezza il vostro volto per far capire quanto siete fiere di essere donne, libere e non sottomesse come le vostre pari islamiche, chiuse in quel triste velo o peggio nel burqa. Segni quelli si', di sottomissione al peggior maschio che esista sulla Terra
Ma quale patriarcato ?9
Volto coperto , segno di sottomissione . dovrebbero fare il contrario . Volto libero , capelli al vento far vedere la loro bellezza e fierezza di essere donna libera
.ci vorrebbe Putin o Trump per voi!!!
Che inseriti termini ed espressioni attuali il costrutto ideologico e formale è quello rimasto vecchio Ma che dire, non vi è nulla di nuovo sotto il sole. Comunque e sempre viva le donne libere.