Per il rilancio di Val Seriana e Val di Scalve un programma da ben 201 milioni di euro
Il progetto è promosso da un gruppo strategico aperto di cui fanno parte, oltre alle due comunità montane, anche il Parco delle Orobie bergamasche, il Gal Valle Seriana e Laghi bergamaschi, Promoserio, Vivi Ardesio e Orobie Style
di Federico Rota
Valorizzazione del turismo, potenziamento delle reti infrastrutturali dedicate alla viabilità e alle connessioni digitali, promozione della filiera agroalimentare, del sistema delle malghe e degli alpeggi, riqualificazione urbana degli edifici rurali e, infine, tutela dei presidi di montagna, in primis quelli sanitari e dedicati all’istruzione.
Sono alcuni dei punti cardine su cui si fonda il documento strategico 2021-2026 per lo sviluppo e il rilancio delle Valli Seriana e di Scalve, anche in ottica post-Covid. Un progetto condiviso, a detta dei promotori libero da campanilismi, promosso da un gruppo strategico aperto di cui fanno parte, oltre alle comunità montane, anche il Parco delle Orobie bergamasche, il Gal Valle Seriana e Laghi bergamaschi, PromoSerio, Vivi Ardesio e Orobie Style.
Questo articolato programma, presentato oggi (lunedì 3 maggio) nello spazio Viterbi della Provincia ai parlamentari e ai consiglieri regionali bergamaschi, prevede un piano di azione del valore di circa 201 milioni di euro. Viste le dimensioni dell’importo, il gruppo strategico dovrà necessariamente coinvolgere le amministrazioni locali e attivare relazioni e canali di finanziamento adeguati; per questa ragione, per attingere ai fondi, si guarda anche sia al Piano nazionale di ripresa e resilienza, sia a bandi ad hoc predisposti da Regione Lombardia.
«Da soli non saremo in grado di portare a termine questi progetti e azioni strategiche per il nostro territorio – ha evidenziato Giampiero Calegari, presidente della Comunità montana della Val Seriana –. Ci serve l’aiuto di quanti possono darci una mano. Ognuno di noi ha messo da parte le proprie appartenenze politiche per elaborare questo piano ambizioso. D’altra parte le comunità montane continueranno a lavorare sugli altri progetti avviati in questi mesi. Per quel che riguarda Clusone, ad esempio, penso al sistema delle piste ciclabili e al contrasto del dissesto idrogelogico».
Viabilità, turismo e digitalizzazione dei territori di montagna
Per il ripopolamento della montagna e la valorizzazione turistica del territorio fondamentale è una svolta sul piano della mobilità e delle infrastrutture digitali. Un piano di interventi che, all’interno del documento strategico, prevede azioni per circa 96 milioni di euro.
«Portare turisti a Schilpario può essere sulla carta facile vista la bellezza della valle – ha osservato Anselmo Agoni, vicepresidente della Comunità montana di Scalve – ma quando poi impiegano due o tre ore per tornare a casa la sera a causa delle carenze infrastrutturali allora rischi di perderli. Il sistema viabilistico che dal capoluogo collega ai comuni montani riveste un’importanza fondamentale nel quadro della promozione turistica. È necessario che anche il paese più piccolo sia facilmente raggiungibile e abitabile».
Una nuova mobilità intervalliva, che comprenda infrastrutture stradali, ferroviarie, percorsi ciclopedonali e che punti in particolar modo alla digitalizzazione. «Manca un’autostrada digitale verso le valli – ha evidenziato Yvan Caccia, presidente del Parco delle Orobie bergamasche -. La carenza di rete spaventa gli stessi operatori economici. Sulla comunicazione digitale si fondano turismo, attività economiche, gli stessi flussi di cittadini che abitano in zone metropolitane ma che intendono spostarsi per lavoro in zone rurali».
Il piano di mobilità punta anche sulla realizzazione della variante Ponte Nossa-ospedale di Piario, sul miglioramento della viabilità tra le valli Seriana e di Scalve e sulla realizzazione di una rete di collegamenti ciclopedonali con sbocchi anche verso il lago d’Iseo.
Valorizzazione della filiera agroalimentare e delle tradizioni vallive
Se si parla di montagna non si può non fare riferimento al sistema delle malghe, all’economia circolare degli alpeggi e alla riqualificazione dei sentieri, anche di quelli a bassa quota, per la valorizzazione di un turismo “slow” e sostenibile.
«Pensiamo di poter riutilizzare parte del patrimonio rurale in strutture ricettive – ha aggiunto Caccia – ma puntiamo l’accento anche sulla legge regionale per la mappatura e la riqualificazione dei collegamenti sentieristici».
Voci particolari, in ottica turistica e di ripopolamento dei paesi, sono poi la rigenerazione in chiave moderna delle aree dismesse e consumate a sostegno del recupero dei centri storici (nel piano d’azione si prevedono interventi per 30 milioni di euro), sia l’ampliamento della rete e una maggiore diffusione degli infopoint.
Un’università della montagna
Per far sì che le nuove generazioni possano trovare nelle valli le condizioni ottimali per trovare un impiego e costruire una famiglia, è necessario anche dare vita a percorsi formativi anche universitari. Da qui la provocazione di un sistema di formazione decentrato rispetto alla città, sul quale pare esserci una convergenza tra l’Università di Bergamo e il tavolo di lavoro. «C’è la disponibilità per accogliere una sezione distaccata dell’Università di Bergamo», ha detto Yvan Caccia.
Tutela dei presidi di montagna
Il gruppo strategico chiede poi che il Governo o il consiglio regionale prevedano deroghe per i territori montani in materia sanitaria e di scuola. «Non possiamo pensare di mantenere in vita i presidi nei territori montani basandoci su norme e parametri uguali alle aree metropolitane – ha sottolineato il presidente del Parco delle Orobie -. La soppressione dell’unità di neonatalità infantile a Piario per noi è stato un duro colpo. La montagna non può più permettersi questo genere di depauperamento di servizi».