Bandi ancora deserti

San Pellegrino, la Regina italiana del Liberty ancora snobbata dai corteggiatori

Nessuna proposta per il Grand Hotel e le terme curative a Villa Giuseppina. Ma ora il Comune ha in mente anche altre soluzioni

San Pellegrino, la Regina italiana del Liberty ancora snobbata dai corteggiatori
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di Wainer Preda

Bella e impossibile. Almeno finora. L’impresa di far rinascere il Grand Hotel di San Pellegrino, opera mastodontica e meravigliosa, non è ancora riuscita. A oggi, i bandi di concorso sono andati deserti. Ciò non significa, però, che tutto sia perduto. Anzi, qualche manifestazione d’interesse ci sarebbe.

Sì perché stiamo pur sempre parlando di un capolavoro architettonico senza eguali. All’inaugurazione, nel 1905, la Regina Margherita di Savoia lo definì «il più bell’hotel d’Europa». E non sbagliava. In stile Art Noveau. Enorme. Sontuoso. Monumentale. Lungo 128 metri, alto 48. Sei piani che diventano sette nel corpo centrale. Una cupola ricavata dalla chiglia di una nave. Diciottomila metri quadrati di superficie. Centotrenta stanze. Una grandiosa hall. E poi una sala da pranzo da 300 posti, sale ristoranti, lettura, da concerto e da ballo, terrazze, scaloni. Marmo di Carrara ovunque, lampadari di cristallo, pareti affrescate, statue, bronzi, ottoni. Era il trionfo della Belle Epoque.

Per 116 anni è rimasto lì, oltre il fiume. Silenzioso e immobile, quasi fosse il fantasma di un’altra epoca. La sua decadenza era una fitta al cuore. Un memento alla capacità degli uomini di creare bellezza e poi distruggerla. Nel 2008 l’amministrazione comunale ha provato almeno a non farlo crollare. Con un finanziamento pubblico da 3 milioni di euro, ha consolidato tetto e facciate. Poi nel 2014 il governo Renzi ha dato l’ok a un finanziamento statale da 18,6 milioni. È servito al restauro completo del piano terra, alla demolizione e ricostruzione delle cucine e al consolidamento strutturale. Anni di interventi (con soldi pubblici). Anche delicati. Di pregio. Come richiede una struttura che ha 18 mila scandole di zinco titanio, inchiodate una sull’altra, sulla cupola. Oppure un lampadario da quattro quintali all’ingresso. O ancora, 1300 metri quadrati di parquet incrociato, posati di recente al pianterreno secondo lo schema dell’epoca.

Lavori che sono valsi a San Pellegrino il titolo di “capitale italiana del liberty 2022”. Riconoscimento arrivato nei giorni scorsi in una cerimonia a Palazzo Castiglioni, a Milano. La consegna da parte dell’Associazione nazionale Italia Liberty, presieduta dallo storico Andrea Speziali. Premio prestigioso. Vinto in passato anche da Catania, Bari e Savona. «Che riconosce il lavoro fatto», ha detto il sindaco di San Pellegrino Fausto Galizzi. Anche sulla struttura di Villa Giuseppina. Dove il Comune vuole insediare le terme curative, segmento turistico importante per il ritorno al futuro.

Lo stabile, facciata liberty, è di proprietà di Sviluppo San Pellegrino srl, società del gruppo Percassi. Con loro, il Comune ha stabilito una convenzione. Il privato prima consolida l’edificio abbandonato da anni, ristrutturandolo a rustico. Poi ne cede i tre piani superiori al Comune, in cambio di 1,7 milioni di euro. Mentre il pianterreno resta a Percassi, per negozi ed esercizi commerciali. I lavori sono cominciati nel marzo 2020. Dovevano durare un anno, ma la pandemia ha allungato i tempi. Nel frattempo il Comune sta cercando il gestore per le terme curative. L’ultimo bando prevede un canone di affitto di 30 mila euro l’anno. Concessione, 40 anni. Scadenza, 29 novembre. Al momento, nessuna offerta. Ma il vicesindaco Vittorio Milesi (...).

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