Senzatetto e sicurezza: meno parole e più fatti. A Bergamo serve un altro Galgario
Sono più di cento le persone costrette a dormire per strada. Minacce dei violenti nei dormitori, ora gli stessi clochard hanno paura
di Paolo Aresi
I senza casa, gli emarginati, i “barboni” ci sono sempre stati, il problema è che da alcuni anni sembra che il fenomeno sia in forte aumento. E non si parla soltanto di persone che arrivano da lontano, da altri Paesi. Parliamo anche di gente “nostra”, di italiani che non hanno una casa, non hanno un lavoro. Sono tanti, sono sempre di più.
Dice don Davide Rota, superiore del Patronato San Vincenzo, che da più di dieci anni dedica la vita a chi è sulla strada e che oggi ospita in via Gavazzeni più di trecento persone: «Confermo che sì, il problema si sta aggravando, non saprei dire i numeri, non saprei, ma dal mio osservatorio noto un peggioramento». Come affrontare questa continua emergenza? Serve un nuovo dormitorio, un altro Galgario?
Che la situazione peggiori è fuori di dubbio, un calcolo approssimativo parla di circa seicento persone che vivono a Bergamo pur non avendo un’abitazione e nemmeno un lavoro. Don Davide ne ospita circa 330, altri vanno al dormitorio del Galgario, altri li si trova alla Bonomelli, alla Malpensata e si può dire che circa cinquecento persone riescano a trovare un tetto.
Gli altri sono sulla strada, alla stazione, nei vagoni ferroviari, nei portichetti offerti da qualche condominio. O magari in tende piantate in pezzetti di verde qua e là in città e nella periferia. Come faceva Fabio Bellini, 48 anni, bergamasco, morto nella sua tenda per malore in via Niccolò Tommaseo giovedì scorso, 3 ottobre, nella tenda che aveva piantato in un praticello.
Bellini era un “barbone” ben conosciuto dai servizi della Caritas e del Patronato, era un assistito storico, di quelli che non creano problemi. Lo ha ucciso un malore, probabilmente conseguenza di una vita dura, difficile. Anche dal punto di vista psicologico. Continua don Davide: «Le condizioni degli italiani e degli stranieri sono molto diverse. Se un italiano vuole tirarsi fuori da una situazione difficile le possibilità per farcela ci sono. Per gli immigrati molto meno (...)
Augusto, bene l' idea di nuove strutture, ma senza controlli diventerebbero subito centri di criminalità e spaccio.
La situazione della stazione fs e ex autolinee la conosco da circa 40 anni. Poi sono arrivate la nuova stazione autolinee e Teb. In tutti questi anni, tantissime parole sui disagiati, ma non mi si venga a dire che qualcuno abbia fatto qualcosa di decente per risolvere il problema. L'unica giunta che era riuscita ad attenuare il degrado, tra tutte di dx e sx, e stata quando Sindaco era Tentorio. Mi ricordo una frase detta anni fa da Don Fausto:"Queste persone non vanno emarginate. Toglierle dalla stazione il centro di ritrovo per dare loro conforto ed un pasto caldo la sera è renderli invisibili e non è giusto, perché esseri umani". Certo, non vanno emarginati ma in questo modo vengono fatti oggetto di critiche e di disprezzo. A mio parere, credo che tra l'essere emarginato e l'essere disprezzato la peggiore sia senza dubbio la seconda. Si è sempre detto che molte di queste persone non accettano strutture controllate. Preferiscono dormire in strada o in qualche anfratto riparati dal freddo d'inverno grazie all'aumento di indigenti a peggiorare la situazione. Certo che sono peggiorate grazie ai molti extracomunitari che in quella zona hanno stabilito il loro "domicilio", dando però fastidio a molte persone - autisti compresi - che si servono delle pensiline per prendere gli autobus. Mi sono sempre fatto una domanda e non sono mai riuscito a darmi una risposta.Perché, Prefettura, Questore, Comune, Caritas e altre associazioni che ruotano in torno al problema, non hanno mai preso in considerazione di prendere degli spazi che ci sono nei dintorni, per esempio le strutture abbandonate che danno su via Bono, e creare dei dormitori sempre aperti in modo che possano andare a dormire o a riposare ogni qualvolta lo vogliono, privi di controlli che è la cosa che non vogliono? Si toglierebbe quella brutta sensazione che si ha vedendo queste persone sdraiate sul marciapiede o sulle panchine delle pensiline. Questo non è emarginare. Questo è dare più protezione. Ma ci sarebbero molte altre cose da dire. Ad esempio, chi ci guadagna su questa situazione, visto che come ho detto sopra, va avanti da più di 40 anni e mai è stata risolta?