La lettera

«Sicurezza in stazione a Bergamo, tutta l'area va ripensata», dice la consigliera Pecce (Lega)

La storica esponente cittadina del Carroccio segue da anni la questione e ci ha scritto un'analisi e alcune proposte per l'immediato futuro

«Sicurezza in stazione a Bergamo, tutta l'area va ripensata», dice la consigliera Pecce (Lega)
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La consigliera comunale di Bergamo, Luisa Pecce, storica esponente cittadina della Lega, da tempo si occupa di sicurezza in città. E ci ha voluto scrivere una lettera per analizzare la situazione, in particolare nella delicata stazione ferroviaria e dintorni, che stiamo vivendo in questi ultimi mesi e avanzare alcune proposte per il futuro.

Luisa Pecce

«Gentile direttore,

Sento dire tante cose sulla sicurezza in città, in particolare nell’area della stazione, spesso non ben motivate. Mi sono occupata a più riprese di questo argomento come consigliere comunale e vorrei dire come la penso.

Le aree vicine alle stazioni sono critiche un po’ ovunque, per ragioni che non sto qui a elencare. Non ho la bacchetta magica per le soluzioni, ma ho delle idee, più volte ribadite anche in Consiglio comunale negli ultimi quindici anni. All’epoca del sindaco Bruni si perseguì la linea del “minor danno”: era meglio concentrare gli elementi del disagio, le persone senza fissa dimora, i tossicodipendenti e i piccoli spacciatori tutti in una zona, concentrando l’offerta dei servizi di strada dalla mensa alla distribuzione di siringhe, coperte, ecc.

Con il sindaco Tentorio, invece, si è pensato al progetto “Terra di mezzo”, elaborato dall’assessorato alle Politiche sociali con una rete di associazioni ed enti. Si era privilegiato il contatto umano con i soggetti in forte difficoltà. Collaboravano cooperative, Croce Rossa, Il Mantello, Bonomelli, il servizio Esodo. Erano arrivati anche i City Angels e si stava allestendo un presidio della Croce Rossa giorno e notte. Addirittura, si stava coinvolgendo la Croce Rossa Militare che avrebbe garantito anche un servizio di controllo in divisa.

Con l’amministrazione Gori questo processo è stato bloccato, il piazzale Marconi sistemato e abbellito, la mensa degli homeless ampliata. La nuova sistemazione del piazzale, a mio avviso, ha favorito lo stazionamento di tossicodipendenti e piccoli spacciatori, oltre a persone senza fissa dimora spesso ubriache. Negli ultimi anni si sono aggiunte anche torme di ragazzini, bande rissose e aggressive, che non sono state fronteggiate adeguatamente. Secondo me la concentrazione dei servizi mensa, camper per metadone e siringhe, distribuzione coperte è da superare, sebbene resti fondamentale la metodologia del contatto umano con i portatori di qualsiasi disagio sociale.

È vincente l’idea di costituire un Help Center, in collaborazione con Rfi, all’interno della stazione per indirizzare i soggetti più in difficoltà a luoghi di primo aiuto. Penso che il Centro di informazioni di piazzale Marconi, il cosiddetto "Ufo", sia perfetto per trasformarsi in un presidio fisso per le forze dell’ordine. Ritengo altresì che si debba valorizzare la presenza della caserma dei carabinieri. L’Urban Center è usato troppo poco: va valorizzato perché la vitalità di una zona urbana è fondamentale per il controllo del territorio. Anche l’arredamento di piazzale Marconi va modificato, soprattutto in previsione del nuovo nodo di interscambio con sottopassi e terminal sotterranei. Bisognerà pensare con attenzione a evitare angoli poco visibili e a studiare un’illuminazione efficace, ma anche a guardiani e telecamere e pure a un potenziamento della Polfer.

Tutta la zona va ripensata, compresa la mensa. Ancora più urgente la questione riguardo ai cantieri: occorre un quadro coordinato per governare la sicurezza in questi luoghi, che saranno di grandi dimensioni. Con i lavori temo che la situazione si farà ancora più difficile: a mio avviso bisogna pensare a restrizioni alla vendita e asporto di alcolici (come nelle ordinanze Tentorio 2010 e Gori 2020), con particolare attenzione ai negozi etnici. Penso alla necessità di pattugliamenti a piedi, al potenziamento delle telecamere e della illuminazione, all’uso del Daspo urbano (Dacur). Ma soprattutto penso al ritorno del metodo fondato sul contatto umano.

La ringrazio direttore per la sua ospitalità»