IL caso

Sindacalista per 26 anni, ora l’Inps le leva la pensione: «Violata nei diritti e nella dignità»

Domenica Pelleriti è parte lesa nell’inchiesta di Milano contro la Cisl, ma il sindacato non la vuole aiutare

Sindacalista per 26 anni, ora l’Inps le leva la pensione: «Violata nei diritti e nella dignità»
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Una vicenda paradossale quella di Domenica Pelleriti, sindacalista per 26 anni prima per la Femca Cisl di Milano, poi a quella di Bergamo e all’Ust provinciale. Pur apprezzata da tutti per il suo impegno sindacale, è infatti rimasta priva di sostentamento a causa della revoca della pensione da parte dell’Inps, che ritiene che il rapporto con un’azienda presso la quale era al tempo distaccata, la Serist Spa, «fosse fittizio». Adesso ha deciso di rendere nota quella che per lei è una vera e propria ingiustizia, assistita dall’avvocato Roberto Trussardi.

La sindacalista parte lesa nell’inchiesta milanese contro la Cisl

Il fulmine a ciel sereno è arrivato in seguito all’inchiesta di Milano del pm Paolo Storari, nella quale la Cisl risulta coinvolta in un procedimento penale con sequestro di seicentomila euro, di cui 132 mila a Bergamo: questo perché, secondo l’accusa, i rapporti di lavoro di alcuni soggetti distaccati presso il sindacato, come Pelleriti, con i rispettivi datori di lavoro, sarebbero appunto stati fittizi. Una situazione giudiziaria in cui la donna figura come parte lesa, vittima di dinamiche illegali in cui i colpevoli sarebbero altri e di cui era del tutto all’oscuro.

I problemi con l’Inps e il mancato appoggio di Cisl Bergamo

La questione però è che l’Inps non ha aspettato il processo, esigendo la “restituzione” di 62mila euro di pensione finora percepita, pari a 2 anni e 8 mesi, a partire dal 14 aprile 2020. Una somma ingente, già in parte scalata dal conto di Pelleriti, che quindi è rimasta senza denaro e con un mutuo, sospeso quest’anno, per l’acquisto di una casa a Gessate. «La Cisl regionale, insieme al patronato Inas, si era mossa per cercare di risolvere la situazione facendo ricorso all’Inps – ci ha spiegato con il suo legale -, ma quest’ultimo è stato respinto. Rivoltasi poi alla Cisl di Bergamo, ha scoperto che quest’ultima «non ne faceva una questione di diritto, ma di soldi: firmare con l’Inps un accordo a suo dire gli sarebbe costato troppo, quindi ha preferito aspettare nella speranza che la richiesta di risarcimento diminuisse».

Il ricorso al tribunale del lavoro di Milano

Intanto, però, la donna è l’unica a pagare per le colpe di altri e ha anche scoperto, controllando, che una sua firma su un contratto presso l’azienda in questione sarebbe falsa. «Il soggetto da punire non sono io, se c’è un illecito non è colpa mia – ha dichiarato Pelleriti -. Io la pensione me la sono guadagnata lavorando, nelle associazioni tessili, per gli immigrati e per gli ultimi. Sono stata violata nei diritti e nella dignità». Adesso ha fatto ricorso al tribunale del lavoro di Milano contro le Cisl di Milano e Bergamo, oltre che all’Inps: chiede che le sigle versino i contributi all’Inps, oppure provvedano a garantirle una forma di risarcimento per il danno arrecatole da altri. Il 20 giugno ci sarà la prima udienza.

Infine, ha annunciato che farà un’operazione di volantinaggio a sorpresa davanti alle sedi del sindacato e che, in futuro, potrebbe rivolgersi alle televisioni per denunciare l’accaduto: «Alla fine, così facendo tornerò a fare la sindacalista».

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