Un angolo magico

Stanno scomparendo gli affreschi sui muri della scuola della Carrara. Bisogna tutelarli

Erano stati dipinti dagli allievi di Funi e Longaretti come esercitazioni, ma contribuiscono ancora a creare un angolo magico

Stanno scomparendo gli affreschi sui muri della scuola della Carrara. Bisogna tutelarli
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di Paolo Aresi

È cominciato mercoledì scorso l’anno scolastico dell’Accademia di belle arti Carrara, gloriosa istituzione della città. E sarà un anno accademico particolare: la scuola si fonderà con il conservatorio Donizetti ed entrambi diverranno finalmente statali, dopo un percorso durato anni. Le pratiche sono ormai agli sgoccioli. Sono diciassette gli istituti musicali e sei quelli artistici in procinto di passare da civici a statali. Bergamo ha completato l’iter, ma ci sono alcuni istituti che ancora non hanno espletato tutta la documentazione. Il ministero ormai da due anni ha sul tavolo la bozza di statuto che l’istituto Donizetti ha inviato; si attende un assenso, dopo di che potrà partire anche la fusione con la Carrara: pare manchi soltanto la firma di un funzionario.

Sarà una vita nuova per la scuola di pittura, accademia di belle arti che, ricordiamo, venne fondata a fine Settecento dal conte Giacomo Carrara, insieme alla celebre pinacoteca. Nel 1810 la sede venne ingrandita dall’architetto Simone Elia, con gusto neoclassico. Per decenni, la scuola e la pinacoteca ebbero un unico direttore, passarono da Bergamo artisti di grande fama chiamati a dirigere l’istituzione, da Giuseppe Diotti, a Enrico Scuri, Cesare Tallone, Ponziano Loverini fino ad Achille Funi e Trento Longaretti che diresse scuola e pinacoteca fino agli anni Settanta. Sono passati dall’accademia migliaia di allievi.

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A un certo punto, con Achille Funi e Trento Longaretti, si decise che, per esercitazione, sarebbero state affrescate le pareti esterne degli edifici della scuola. Ne nacquero delle pitture interessanti, che viste ancora oggi trasmettono l’atmosfera artistica di quegli anni. Purtroppo, quegli affreschi stanno scomparendo, ed è un vero peccato. Non tanto per il valore strettamente artistico, ma perché rappresentavano un insieme gradevole e un elemento abbastanza raro: non è facile trovare edifici interamente coperti di affreschi di fattura pressoché contemporanea.

Coordinatore della scuola, in questa fase di passaggio, è Francesco Pedrini, che della scuola è docente ed è stato anche allievo. Spiega Pedrini: «Sì, questi affreschi sono il frutto di esercitazioni guidate da Funi e da Longaretti, cioè da due artisti di valore. L’insieme è molto grazioso, insieme al verde del giardino creano un’atmosfera davvero particolare, accogliente. Purtroppo, anche perché si trattava di esercitazioni, non vennero realizzati con materiali di primissimo livello e anche la tecnica, in certi casi, non era proprio al massimo. Il risultato è che, come in effetti era preventivato, questi dipinti hanno retto con gran fatica alla prova del tempo, la loro resistenza non si può paragonare a quella di affreschi realizzati da artisti del Seicento o del Settecento. L’idea dei docenti era che gli affreschi si potessero anche coprire e rifare, sempre a scopo didattico».

A un certo punto, però, la materia dell’affresco scomparve dal curriculum di insegnamenti dell’Accademia. (...)

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