Girl power

Un ospedale a trazione femminile: il Papa Giovanni ha vinto il Premio Leads - Donne leader nella Sanità

La struttura cittadina ha raggiunto grandi obiettivi e le donne, il 75% del personale, hanno giocato un ruolo fondamentale

Un ospedale a trazione femminile: il Papa Giovanni ha vinto il Premio Leads - Donne leader nella Sanità
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È l’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo a vincere la prima edizione del "Premio Leads - Donne leader nella Sanità", istituito per dare risalto alle aziende pubbliche e private che si sono distinte per azioni positive di promozione della leadership al femminile, in armonia con il Goal 5 del programma Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

"Stare un’ora avanti al virus: le donne del Papa Giovanni nell’emergenza pandemica tra flessibilità e integrazione" è il titolo del progetto che ha permesso all’ospedale di Bergamo di aggiudicarsi il premio ex aequo nella categoria Enti pubblici e privati accreditati, a giudizio della giuria presieduta dall'ex ministro Beatrice Lorenzin e composta da autorevoli esperti, tra cui i già ministri Renato Balduzzi e Maurizio Sacconi.

La premiazione è avvenuta proprio oggi, lunedì 20 giugno, nella sede del Ministero della Salute a Roma per mano di Patrizia Ravaioli, presidente dell'Associazione Donne Leader in Sanità e in presenza, tra gli altri, di Giovanni Leonardi, segretario generale del Ministero della Salute.

Maria Beatrice Stasi con il riconoscimento

Per il Papa Giovanni era presente il direttore generale Maria Beatrice Stasi, che ha espresso parole di ringraziamento: «Lo considero un riconoscimento alla nostra Asst in toto per il lavoro incessante che ancora continua per il contrasto alla pandemia. È indubbio che le donne nelle aziende sanitarie, anche perché oggi rappresentano la grande maggioranza della forza lavoro nei contesti sanitari, hanno portato sulle spalle il peso maggiore della pandemia nella cura, nell’assistenza, nell’organizzazione. Il risultato di contrasto al Covid, anche in situazione di grave emergenza come nei nostri ospedali di Bergamo e di San Giovanni Bianco, è stata affrontata valorizzando la leadership diffusa, la semplificazione della comunicazione tra i livelli gerarchici, la flessibilità e l’integrazione continue per stare "un’ora avanti al virus" e per cercare di non esserne sopraffatti. È merito credo anche della cultura in rosa che ci contraddistingue come azienda sanitaria, se siamo riusciti con flessibilità organizzativa a rafforzare e modulare i servizi esistenti, reggendo all’enorme stress di sistema causato dall’emergenza sotto il profilo organizzativo, psicologico e professionale».

La presenza femminile nei ruoli professionali del Papa Giovanni è predominante: il 75 per cento del personale aziendale (operatori sanitari, amministrativi, tecnici e di supporto) è composto da donne e l'84 per cento del personale riallocato per far fronte all'emergenza era femminile (736 su 876 professionisti). Anche ai livelli decisionali e organizzativi il numero di donne è nettamente superiore a quello degli uomini: nell'Unità di crisi, 11 componenti su 18 sono donne; la direzione strategica dell'Asst è oggi composta al 75 per cento da donne (nel 2020 lo era al cinquanta per cento); lo stesso tra le figure di coordinamento e con incarichi di funzione delle professioni sanitarie e sociali, dove su 106 incarichi ben 79 sono assegnati a donne.

Con lo scoppio della pandemia, l’ospedale bergamasco ha lavorato continuamente alla riorganizzazione dei reparti per far spazio alle degenze Covid-19, cui si sono affiancati anche nuovi servizi, perché, nonostante la pressione della pandemia, tutti gli altri settori della sanità sono dovuti andare avanti. Il Papa Giovanni è stato identificato come centro di riferimento per le gestanti e le partorienti con malattia da Covid-19 o con semplice positività al virus e anche al padre dei nascituri è stata garantita la presenza in sala parto. Inoltre, fin dai primi giorni, sono stati organizzati corsi di formazione interni per illustrare i percorsi di assistenza e cura dei pazienti Covid-19 in sicurezza. Nella seconda ondata pandemica è stato attivato l’infermiere di famiglia e di comunità, che ha contribuito tra l’altro al contenimento del contagio sul territorio e a somministrare seicentomila vaccinazioni anti-Covid. Tutte azioni che sono state possibili grazie alla leadership diffusa espressa dalla componente femminile a livello organizzativo e decisionale.

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