Valli e laghi bergamaschi si spopolano, tranne una: in Valle Imagna gli abitanti sono aumentati
Un rialzo lieve, dello 0,4 per cento, ma che ha significato anche un balzo in avanti dei negozi di vicinato, cresciuti dell'8,7 per cento

Valli, ma anche laghi, della provincia di Bergamo si stanno man mano spopolando: non è una novità, ma a confermare la tendenza è la ricerca commissionata dal consigliere regionale Jacopo Scandella (Pd) alla società Excellera Intelligence, con l'obiettivo di confrontare le principali variabili socioeconomiche all'interno delle comunità montane orobiche. Val Brembana, Val Seriana, Laghi, Val San Martino: tutti giù, tranne la Valle Imagna, che ha mostrato - al contrario - un rialzo, seppur lievissimo.
Non solo Bassa valle: si riscoprono i paesi di montagna
Tra il 1° gennaio 2014 e il 1° gennaio 2024, riporta L'Eco di Bergamo, la Valle Imagna ha registrato un rialzo dello 0,4 per cento: 135 residenti in più, passando da 30.344 a 30.479 abitanti. Gli over 65 sono aumentati del 24,3 per cento, mentre le nascite sono calate (da 296 del 2012 a 192 del 2023). Ma l'economia procede: in dieci anni, i negozi di vicinato hanno subito un'impennata dell'8,7 per cento, passando da 195 a 212, così come le imprese che sono aumentate, tra il 2010 e il 2020, del 4,1 per cento (da 1.910 a 1.989).
I Comuni che hanno registrato le crescita più importanti sono quelli della Bassa valle, come i due Almenno (San Bartolomeo e San Salvatore) e Palazzago, più vicini alla città. Ma c'è qualche eccezione anche tra i paesi interni, come Brumano e Sant'Omobono Terme.
Non si può però dire lo stesso di altre zone della Bergamasca. In Valle Brembana il calo più importante, del -7,3 per cento: da 42.948 abitanti si è passati a 39.826 nel giro di dieci anni. Segue la Valle Seriana, da 138.481 a 133.378 abitanti, ovvero il -6,7 per cento. Più lieve ai Laghi bergamaschi, passati da 97.981 a 96.646 (-1,4 per cento), mentre in Bassa Val San Martino la situazione è rimasta pressoché invariata: da 14.776 a 14.771 residenti.
«Negli ultimi 15 anni il criterio delle risorse e degli investimenti è stato quello della maggiore efficienza - ha detto Scandella -, ma se si utilizza solo questo si finisce col penalizzare alcuni territori: i servizi in montagna devono essere garantiti non solo perché sono efficienti, ma perché servono. La coperta delle risorse è corta e dobbiamo riconoscerlo: negli ultimi 15 anni le valli sono rimaste scoperte, è dunque necessario tornare a reinvestire».
Michele, certo in montagna vivi bene se hai un reddito garantito anche senza lavorare, non hai figli che devono andare e scuola e non hai problemi di salute. E se sei un po' orso e ti piace vivere in solitudine. Capirai che non sono condizioni molto comuni, di solito la gente non si può permettere tutto questo. Il consumismo non c'entra un piffero.
Sig. Michele, anche in montagna, senza soldi non mangi. Il cibo autoprodotto non esiste se non hai animali che ti danno il latte o piante da coltivare, e le farine le devi comperare comunque. Gli animali e le piante vanno comunque allevati e coltivate lavorando, con spese notevoli, per poterle poi vendere, e la maggior parte degli abitanti non ha più ne animali ne piante da coltivare. Men che meno alberi da tagliare (il legno era una delle principali fonti di reddito), ma il parco delle orobie, i finti ecologisti e compagnia, lo vietano. I giovani vogliono le stesse cose degli altri coetanei delle città, giustamente. Possono viverci oggi, in montagna, solo i pensionati che hanno un reddito fisso, anche se basso. Quindi ben vengano iniziative imprenditoriali sul turismo, sull'industria e altro, per dare reddito ai giovani che vogliono continuare a vivere nelle loro terre di montagna.
Andando oltre i deliri degli opinionisti, in montagna si vive bene se non si è manipolati dal delirio consumistico, aria buona, cibo autoprodotto, bisogna solo spegnere la televisione ed il cellulare
Marcello non ti prendono come opinionista in rai o mediaset?proponiti sei forte e preparato faresti i soldi 💰
L'ho già scritto, riferendomi all'articolo su Colere. Se non c'è il lavoro nelle valli e in montagna, il territorio si spopola. Invece c'è gente che preferisce tarpare le ali a qualunque iniziativa possa portare lavoro i quei luoghi, vedi appunto la vicenda di Colere, impedendo la costruzione di strade, aziende e quant'altro serve per una economia decente. Preferiscono biciclette e trenini, orsi e lupi, alla vita degli uomini di montagna e delle valli. Provincia e comuni inesistenti! Chi è causa del suo mal, pianga se stesso.