Verità sulla morte di Oumar, foto e parole della manifestazione in centro a Bergamo
Centinaia di persone, per lo più giovanissimi di origini straniere, hanno dato vita a un presidio per chiedere giustizia sul decesso del 21enne
di Camilla Amendola
Per chiedere la verità sulla morte di Oumar Dia, ieri (sabato 11 novembre), in Piazza Matteotti a Bergamo, c’erano almeno un centinaio di persone. Anziani, giovani, immigrati di prima generazione e bergamaschi: tutti presenti per chiedere giustizia. La manifestazione si è svolta con tranquillità, esattamente come era stato chiesto dagli organizzatori (gli amici di Oumar e l’associazione del Pacì Paciana). Avevano avvisato sui social che chiunque si fosse presentato con l’intenzione di creare caos e disagi sarebbe stato allontanato all’istante. Nessuno vuole problemi, tutti vogliono solo capire.
«È giusto essere qui oggi. È importante perché un ragazzo è morto in carcere. Non sappiamo cosa sia successo. Io oggi sono qui per Oumar, ma anche per chiunque altro. Quello che è successo a lui potrebbe succedere a chiunque», spiega una ragazza che non conosceva il 21enne direttamente. E lo stesso valeva per molti altri dei presenti, scesi in piazza dopo essere venuti a conoscenza della tragica vicenda della sua storia attraverso i social o i giornali. Altri, invece, erano in classe con lui. Tra quest'ultimi, due hanno detto: «Oumar era un ragazzo tranquillo. Ormai non possiamo più cambiare quello che è successo, ma è giusto ricordarlo e chiedere che venga fatta chiarezza».
Presente all’incontro anche il deputato Aboubakar Soumahoro, che è sempre stato di fianco agli amici e ai parenti del 21enne, così come il deputato bergamasco di Alleanza Verdi e Sinistra, Devis Dori, il coordinatore provinciale di Sinistra Italiana Bergamo, Alfredo Di Sirio, la consigliera comunale Oriana Ruzzini e la esponente di Ambiente, Partecipazione e Futuro, Monica Corbani.
Il clima che si è respirato durante la manifestazione è stato tutt’altro che provocatorio o polemico. «Io conoscevo direttamente Oumar, era un caro amico del mio fidanzato - ha raccontato una ragazza -. Io e Oumar vivevamo vicini, lui a Fiorano e io a Gazzaniga, mi capitava di vederlo in giro. Nessuno sapeva che era in carcere. Pensavamo fosse solo molto preso con il lavoro. Poi abbiamo avuto la notizia della sua morte e siamo rimasti spiazzati. Vogliamo solo capire perché è successo tutto ciò».
«È importante essere qui perché le ingiustizie come questa vanno affrontate - ha commentato Ruzzini a margine del presidio -. Il nostro ruolo è quello di rappresentanza della cittadinanza, soprattutto quella più fragile e quella dentro le carceri. È molto grave quello che è accaduto, è molto grave che non ci sia verità nell’immediato e non ci sia trasparenza anche attraverso l’interrogazione che è stata presentata dal deputato Dori. Auspichiamo che ci sia una risposta pronta non solo per i famigliari, ma per la cittadinanza tutta».
«Ho la delega alle Nuove cittadinanze in Comune e condivido quello che ha detto Oriana - ha poi detto Corbani -. Il nostro Paese, purtroppo, non è nuovo a questi misteri così tragici. È veramente importante che si sappia la verità. Ancora più importante sarebbe che certe cose non succedessero. Le persone che sono in carcere sono affidate alla custodia dello Stato, quindi lo Stato dovrebbe preoccuparsi di garantire la loro incolumità. Ci sembra importante essere qui e chiedere che si faccia luce su questa vicenda».