A Bergamo il 21% dei residenti presenta gli anticorpi, solo lo 0,07% ha ancora il virus
Palazzo Frizzoni ha illustrato i dati al termine della campagna dei test sierologici gratuiti condotta in città: si sono sottoposti agli esami 21.716 cittadini. Di questi, 114 erano positivi al tampone e oggi sono solo 15. Il sindaco Gori: «È una città sicura»

A Bergamo il 21 per cento dei residenti ha sviluppato gli anticorpi al Covid, ossia è entrato in contatto con l’infezione. È quanto emerge dalla campagna di 50mila test sierologici offerti gratuitamente da Palazzo Frizzoni; un’iniziativa promossa grazie alla supervisione dell’Ats di Bergamo e di Regione Lombardia, in collaborazione con Habilita, Humanitas e diversi altri partner privati ed enti del terzo settore.
In particolare, il dato di positività anticorpale si riferisce a un campione di 21.716 cittadini maggiorenni che, dal 15 giugno scorso, si sono recati nei quattro luoghi attrezzati dall’Amministrazione per effettuare i prelievi ematici. I dati dell’indagine di sieroprevalenza non tengono conto di coloro che, in precedenza, erano stati sottoposti direttamente al tampone nelle strutture sanitarie, prima che venisse autorizzata la diagnostica sierologica. In ogni caso, il monitoraggio promosso da Palazzo Frizzoni restituisce un quadro coerente con i numeri provinciali: dei 21.716 test eseguiti, sono risultati positivi agli anticorpi 4.657 individui (pari appunto al 21 per cento del campione testato). Queste persone sono quindi state sottoposte al tampone nasofaringeo e i test molecolari hanno dato una positività all’infezione del 2,4 per cento, pari a 114 residenti, che sono stati messi in quarantena e segnalati all’Ats. A distanza di due settimane è stato effettuato un secondo tampone e i dati mostrano che di questi 114 cittadini, soltanto 15 soggetti risultano tutt’ora positivi alla malattia, ossia lo 0,07 per cento del totale. «Va fatta però una precisazione – specifica il dottor Umberto Bonassi di Habilita -. Tra i 114 tamponi positivi, l’1,94 per cento è stato classificato come “debolmente positivo”. Solo lo 0,8 per cento ha dato una positività piena all’Rna virale».

«Questi dati ci dicono che Bergamo è stata sì una delle zone maggiormente colpite dall’infezione, ma che oggi la città è "libera" dal Covid - sottolinea il sindaco Giorgio Gori -. È un elemento molto importante, che serve in primis a restituire fiducia e tranquillità ai bergamaschi, ma anche a raccontare quella che è l’attualità. Bergamo su scala internazionale è stata definita la città martire ed è diventata sinonimo della pandemia. Oggi possiamo dire che Bergamo è una città sicura. Non sappiamo però cosa accadrà in autunno e quindi dobbiamo continuare a mantenere comportamenti improntati alla prudenza e al rispetto delle norme igienico sanitarie».
Dai dati emerge che alla campagna ha aderito una percentuale maggiore di donne che di uomini e che in città la fascia d’età più colpita dal morbo è quella che va dai 50 ai 59 anni, dove si registra un’incidenza di anticorpi pari al 24 per cento. Se si considerano i risultati aggregati con quelli dei test realizzati dall’Ats di Bergamo (quindi non compresi nella campagna di screening comunale gratuita), la platea di persone che si sono sottoposte al test è di 26.493 individui. Il totale di coloro che hanno sviluppato agli anticorpi sale a 6.036 soggetti, pari al 23 per cento della popolazione. «Nessun’altra città in Italia è stata sottoposta a uno screening così esteso - commenta Gori -. Si tratta del 25 per cento dei residenti, un quarto esatto della popolazione maggiorenne (che in città è pari a 103.405 individui, ndr)».
«I dati evidenziano come i bergamaschi siano stati rispettosi delle norme di distanziamento sociale - conclude il dottor Alberto Zucchi, dell’Ats di Bergamo -. La media delle positività agli anticorpi è in linea con quella provinciale e ciò significa che i residenti hanno rispetto norme di contenimento dei contagi. Inoltre, questi dati si sovrappongono in modo preciso con quello della campagna promossa da Istat e Ministero della Salute. I numeri mostrano chiaramente una proporzionalità con l’andamento pandemico; il monitoraggio condotto nella Bassa Val Seriana mostra infatti percentuali di sieroprevalenza di circa il doppio rispetto a quanto avvenuto a Bergamo».