L'uomo che a casa non troverà più nessuno: «Ho perso mia moglie e i miei tre figli»
Don Trussardi ha ascoltato le drammatiche testimonianze dei ricoverati in uno dei quattro alberghi messi a disposizione per alleggerire gli ospedali: «Uno strazio infinito»
«Negli hotel sono ospitati circa quattrocento malati. È stata una soluzione che è servita ad alleggerire gli ospedali. Su quattro alberghi la Chiesa di Bergamo ne ha presi in carico due: il Bes Hotel di Mozzo, che ospita novanta pazienti, e il Winter Garden di Grassobbio, dove ne sono ricoverati centoventicinque. Poi ce sono altri sessanta alla Muratella di Cologno e una novantina al Cristallo Palace. Sabato, 18 aprile, da noi è venuto in visita l’assessore regionale Gallera. Ha ascoltato in silenzio».
Don Trussardi, voi della Caritas che cosa fate?
«Finanziamo l’iniziativa, ma io non ho voluto fermarmi lì».
Cioè?
«Ho detto al vescovo: “Se dobbiamo versare 350 mila euro, lo facciamo perché ce l’ha detto lei, però come prete voglio andare a incontrare questi ammalati, se me lo permettono”».
Gliel’hanno permesso.
«Tre ore per tre giorni alla settimana le passo al Bes Hotel. Ascolto i malati e parlo con loro. Lo stesso fa don Chicco Re al Winter Garden».
Che impressione si è fatto?
«Sono prete da 25 anni e un’esperienza così forte non l’avevo mai vissuta. La prima volta sono uscito sudato da capo a piedi, a livello emotivo è devastante. Non hai parole, il silenzio è la parola più bella in questi casi».
Racconti.
«Mi presento tutto bardato, perché la paura di prendere il Covid è tanta. I primi dieci minuti ero terrorizzato, non ho toccato niente, non mi sono seduto, neppure appoggiato. Poi ascolti quelle persone affrante e il tuo timore passa in secondo piano. C’era una signora molto affaticata nel respiro. Ha detto: “Mi è morto il marito e anche il figlio di 54 anni”... “Inizio alla grande”, ho pensato, e l’idea che quella donna quando tornerà a casa sarà sola mi ha avvilito. Mi avvicino a un altro e mi dice gli era morta la moglie. Al terzo, un uomo dell’hinterland milanese, ho fatto una battuta infelice: “Forza, quindici giorni in hotel e poi tornerà a casa...”».
E lui?
«Ha iniziato a piangere e mi ha confidato che sarebbe tornato senza trovare più nessuno: aveva perso la moglie e tre figli per il Covid-19. Penso che sia un caso unico in Italia. L’ho guardato, l’ho lasciato piangere e ho pianto con lui. Poi gli ho detto qualcosa, non ricordo neppure cosa».
Uno strazio.
«Uno strazio infinito. Dei novanta che ho visitato almeno settanta avevano perso una persona cara. Il Covid-19 dove non è riuscito a entrare non ha fatto danni, ma dove è entrato ha devastato le famiglie. Una cosa impressionante… Incontro ogni volta ventisette-ventotto ricoverati, qualcuno parla di più e qualcuno di meno. Adesso c’è molta gente sotto i cinquant’anni, almeno dodici o tredici, c’è un malato di 34 anni, uno di 35, si riprenderanno perché fisicamente sono forti, i nostri nonni purtroppo ci hanno lasciato».
E poi c’è tutto il tema della ripartenza.
«Un nonno mi ha detto: “Quando tornerò a casa, potrò prendere in braccio i miei nipotini? Ho paura, non vorrei trasmettergli il male. Potrò abbracciare mia moglie e darle un bacio?”».