Il caso

Agnelli uccisi all'Alpe Fontana Mora di Gandellino, torna l'incubo del lupo in Val Seriana?

Secondo il sito Ruralpini, dodici ovini sarebbero stati colpiti a morte e sventrati da un branco di lupi nella notte del 15 luglio

Agnelli uccisi all'Alpe Fontana Mora di Gandellino, torna l'incubo del lupo in Val Seriana?
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di Giambattista Gherardi

Una segnalazione circostanziata, destinata a innalzare il livello di allarme e rinfocolare le polemiche mai sopite riguardo l’opportunità dei progetti che hanno riportato i lupi sulle montagne della Lombardia e del Nord Italia. Il sito Ruralpini, di cui è titolare e webmaster il prof. Michele Corti (docente associato del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università di Milano) ha segnalato l’avvenuta predazione, in data 15 luglio, di dodici ovini nella baita di Fontana Mora, in territorio di Gandellino.

«Gli animali presentano inequivocabili lesioni alla gola - segnala Corti sul proprio blog - e la gravità della notizia consiste nel fatto che tutto intorno all'alpe vi è lo storico comprensorio d'alpeggio del pastoralismo bergamasco, con diecimila ovini caricati. Perché si tiene nascosto l'accaduto? Perché non si allertano i pastori? L'alpe Fontana Mora fa parte del “pompatissimo” progetto Pasturs, venduto come dimostrazione della "convivenza" con il lupo. Ora, nonostante la presenza di "personale appositamente formato", il lupo arriva e colpisce».

Una pecora colpita a morte nel 2019 in Val Seriana

Al netto delle considerazioni non certo lusinghiere che il prof. Corti riserva anche agli organi istituzionali (ad esempio alla Polizia Provinciale), su Ruralpini viene presentata una ricostruzione dettagliata dell’accaduto. «Nella notte del 15 luglio, alle ore 3, il pastore Aldo Pasini è stato svegliato da un rumore di campanelli di pecore. Presa una torcia ("ma non ho un faro") è andato subito a vedere. In baita c'erano due volontari del progetto Pasturs. Il gregge aveva sfondato la recinzione elettrica, quella che per gli animal-ambientalisti da salotto dovrebbe mettere come in cassaforte le pecore. Sul terreno, a distanza di 20 metri l'una dall'altra, giacevano le carcasse di 12 agnelli (di alcuni mesi di vita). Presentavano i classici segni al collo lasciati dai canini del predatore: un lavoro rapido, "pulito" e preciso. Che nessun cane è in grado di fare. Anche la tecnica per fare uscire le pecore mette in evidenza la presenza di un lupo adulto ed esperto. "Firma" finale al misfatto l'unica forma di consumazione delle carcasse: a un agnello il predatore ha mangiato il cuore, previa "operazione chirurgica"».

Corti continua: «Eppure, con tutti questi elementi, il verbale, secondo il pastore che lo ha firmato, recita: "Probabile predazione di lupo". Cosa si vuole di più, che il lupo sottoscriva un verbale? In altre regioni, dopo anni e anni di predazioni e con il montare dell'esasperazione dei pastori, mentre per gli indennizzi sono sufficienti le generiche prove di predazione da "canide", per la diagnosi differenziale di predazione (basata molto spesso, però, sullo scrupolo del veterinario) è sufficiente l'esame delle lesioni, la valutazione della dinamica dell'attacco, la presenza di tracce, l'avvistamento del predatore. In Piemonte, dal 2021, se il veterinario pubblico è impossibilitato a svolgere accertamenti in loco è sufficiente che il pastore invii delle foto delle carcasse. In Lombardia si procede con un tampone per gli accertamenti, di solito alle calende greche, del dna. Molto garantismo, troppo, per il lupo, poca, per non dire nessuna considerazione, per il pastore"

Aldo Pasini a Fontana Mora di Gandellino con una volontaria Pasturs

Daniele Savoldelli, portavoce dei pastori transumanti, che alpeggia a Schilpario, osserva: «Se i pastori sanno che gira il predatore usano delle precauzioni, un'asina gravida viene chiusa in una stalla di notte, il gregge, nonostante il caldo di questi giorni che consiglierebbe di lasciare pascolare qualche ora le pecore quando fa un po' più fresco, viene chiuso nel recinto quando fa buio».

Lo scorso anno, alcune immagini relative a predazioni avvenute in Val Seriana nella zona in cui confinano Gandino, Rovetta e Clusone, avevano destato scalpore, ma tuttora non vi sono conferme ufficiali riguardo la presenza del lupo in Val Seriana, con le istituzioni impegnante a mantenere un profilo basso e privo di allarmismo. «L’espansione del lupo - aveva affermato Raffaele Cattaneo, assessore all’Ambiente e clima di Regione Lombardia rispondendo a un’interrogazione - è frutto solo ed esclusivamente di dinamiche naturali della specie. Se infatti torna naturalmente nel nostro territorio, quello che possiamo fare è impegnarci per rendere la sua presenza compatibile con quella dell’uomo. Il lupo è una specie protetta dalla normativa nazionale e dall’Unione Europea, come indicato nella direttiva Habitat del 1992 recepita dall’Italia l’8 settembre 1997. Per questo predatore vigono i divieti di: cattura, uccisione, disturbo, detenzione, trasporto, scambio e commercializzazione».

«Dal 2014 al 2021 - aveva poi aggiunto Cattaneo - è stato possibile riscontrare un aumento della presenza della specie attraverso il ritrovamento di segni di predazione su animali domestici e selvatici. Oltre che di immagini e di video mediante foto-trappole, di impronte e di piste o altri segni riconducibili a questo mammifero carnivoro. Oltre che dal ritrovamento di lupi feriti o morti. La maggior parte dei segni di presenza sono stati rilevati nelle aree di presenza stabile della specie, come: l’Alto Lario, l’Alta val Camonica e la media Valtellina, versante Orobico. Sono tuttavia in aumento le segnalazioni, confermate soprattutto da eventi di predazione e/o da fototrappole, di individui singoli che hanno abbandonato il branco di origine, anche in altre zone del territorio regionale».

Nel periodo 2012-2021 sono state evase 44 richieste di indennizzo che hanno riguardato prevalentemente predazioni su ovi-caprini, per un totale di circa 230 ovini e 30 caprini predati.

«Ammettere la presenza del lupo in Val Seriana - sottolinea ancora il prof. Corti sul proprio sito - contraddirebbe anni di smentite da parte del Wwf e delle istituzioni. Ma vi è un altro elemento politicamente sensibile: Fontana Mora è un alpeggio Pasturs, il pompatissimo progetto Wwf, attuato dalla coop Eliante, emanazione del Panda, e sostenuto anche dal Parco delle Orobie bergamasche e dalla Coldiretti. Pasturs è il programma che porta i ragazzi a fare un'esperienza in alpeggio, un fatto di per sé positivo. Peccato che poi è venduto in tanti convegni nazionali e internazionali come l'esempio di successo dei metodi di prevenzione della predazione, di successo di convivenza».

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