Assolti in appello i due inseguitori di Bara: la sua morte resta senza colpevoli
Il giovane precipitò al di là del guardrail a Ubiale Clanezzo dopo una lite. La decisione conferma quella presa nel 2022 in primo grado
Venerdì 15 dicembre si è concluso con le assoluzioni, in appello, il processo per Claudio Brioschi, 60 anni di Ubiale Clanezzo, e Raul Magitteri, 31 anni, trasferitosi in Liguria, accusati di omicidio preterintenzionale nella vicenda della morte di Mamadou Lamine Thiam, detto Bara.
Cosa era successo
Dopo aver scavalcato un guardrail della provinciale in direzione Zogno, il ragazzo era finito in un burrone profondo 18 metri. Questo perché stava fuggendo, secondo la tesi dell'accusa, dai suoi inseguitori, Brioschi e Magitteri, con i quali aveva avuto una lite in precedenza.
Per gli accusati risultato migliore che in primo grado
L'accusa aveva chiesto otto anni per Brioschi; sei anni e otto mesi per Magitteri. La difesa ne aveva invece chiesto l'assoluzione. Nel mentre si è anche costituito un comitato per chiedere giustizia e chiarezza sulla morte del ragazzo. L'attuale sentenza conferma quella di primo grado, con una sola differenza. Brioschi era stato condannato a otto mesi per tentata violenza privata, in appello non confermata per improcedibilità. Manca la querela.
«Non è finita qui»
Sidy Thiam, il papà di Bara, dopo la sentenza del 12 maggio 2022, uscì dal tribunale convinto di poter ribaltare la sentenza, per questo poi impugnata da lui e da sua figlia. Diversa la decisione della mamma di Bara, Dieye Awa Yombe, che non li aveva appoggiati. Come riporta il Corriere Bergamo, i familiari ieri non erano presenti e l'esito è stato comunicato loro dall'avvocato Soardi: «Avevamo fiducia che il verdetto di primo grado potesse essere ribaltato — commenta il difensore —. Valuteremo cosa fare dopo la lettura delle motivazioni, non è detto che sia finita qui».