Dopo le richieste del pm

Processo per la morte di Bara a Ubiale Clanezzo, la difesa chiede l'assoluzione degli imputati

Secondo gli avvocati dei due uomini e della ragazza a processo, la loro intenzione non era fare del male al ventenne e non ci fu omissione di soccorso

Processo per la morte di Bara a Ubiale Clanezzo, la difesa chiede l'assoluzione degli imputati
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Nella mattinata di oggi, giovedì 28 aprile, nel corso dell’ultima udienza del processo che vede imputate tre persone per la morte di Mamadou Lamine Thiam, detto Bara, la difesa ha chiesto l’assoluzione per i suoi assistiti. Il ventenne di origini senegalesi, residente ad Almè, è morto nel luglio 2017 a Ubiale Clanezzo dopo aver scavalcato un guard rail della provinciale in direzione Zogno, precipitando in un burrone profondo 18 metri per sfuggire, secondo la tesi dell’accusa, ai suoi inseguitori.

L’avvocato Beniamino Aliberti, che difende C. B., 57enne di Ubiale Clanezzo per il quale il pm Chiara Monzio Compagnoni ha chiesto 11 anni, ha affermato che il suo cliente aveva rincorso il ragazzo, ma era stato superato poco dopo perdendolo di vista. L’accusa di omicidio preterintenzionale non sussisterebbe, in quanto non c’è alcuna prova che il carpentiere in pensione volesse far scendere Bara dall’auto per picchiarlo: la sua intenzione in realtà, secondo l’avvocato, era di consegnarlo al servizio di sicurezza della festa di paese, durante la quale aveva tirato una testata a un cameriere.

Stefano Sesti, legale di R. M., 27enne di Sorisole accusato anche lui di omicidio preterintenzionale e che rischia 10 anni di carcere, ha invece sostenuto che il suo assistito si era allontanato dalla festa non per partecipare all’inseguimento ma dopo aver saputo che, a causa della lite tra Bara e il giovane poi aggredito, stavano arrivando i carabinieri, dato che aveva in tasca dell’hashish.

Cristina Maccari, avvocato di I. B., 27enne di Sedrina ed ex fidanzata di R. M., che rischia 2 mesi per omissione di soccorso, ha invece esposto la tesi secondo cui l’imputata si fosse allontanata dalla festa per raggiungere il compagno, con il quale aveva litigato poco prima per una scenata di gelosia, fermandosi comunque molto prima del punto in cui il ragazzo è caduto nel vuoto. Inoltre, secondo il difensore, non essendo del posto la sua cliente non poteva sapere che oltre la barriera ci fosse un dirupo e l’accusa di omissione di soccorso non sussisterebbe, in quanto tre ragazzi si fermarono in quel punto dopo aver visto Bara saltare e nessuno ritenne di dover chiamare aiuto.

Il 12 maggio prossimo, dopo le controrepliche del pubblico ministero, potrebbe già arrivare la sentenza.

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