Le testimonianze

Bimbi ustionati all'asilo di Osio Sopra, le due mamme: «Ci siamo sentite sole»

Elisa è ancora in ospedale, Ale fa avanti e indietro. Le madri: «Molti genitori dei compagni non ci hanno scritto per sapere come stessero»

Bimbi ustionati all'asilo di Osio Sopra, le due mamme: «Ci siamo sentite sole»
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di Marta Belotti (articolo pubblicato sul PrimaBergamo del 24 marzo)

Sono sguardi intensi quelli che fissano nello schermo Sabrina e Angela, le mamme di Alessandro e di Elisa, i due bambini - tre anni e mezzo lui, quattro proprio quel giorno lei - che più di tutti sono rimasti feriti nella tragedia dello scorso 30 maggio alla scuola dell’infanzia di Osio Sopra, quando durante un’attività di Orienteering è stato acceso un falò con del bioetanolo.

Il ritorno di fiamma è stato devastante: «Quando sono arrivata, sembrava una scena di guerra», è il ricordo comune alle due mamme, che domenica 19 marzo hanno deciso di fare una diretta Instagram dal profilo “Diario di una mamma”, creato da Sabrina per raccontare la storia del figlio e sensibilizzare sulle gravi ustioni che il ritorno di fiamma può causare.

Come stanno Ale ed Elisa

Elisa è ancora in ospedale da quella fine di maggio; Alessandro non più, ma continua a dover fare avanti e indietro. Per entrambi, le conseguenze si faranno sentire a lungo. «Quando mia figlia si guarderà allo specchio, vorrà e dovrà sapere perché è così», sono le parole di mamma Angela, sul cui volto si legge la frustrazione e la disapprovazione, ma anche la determinazione perché «chi ha sbagliato dovrà pagare». Una causa è in corso e attualmente sul registro degli indagati ci sono il padre che ha materialmente introdotto il bioetanolo a scuola e lo ha versato sul falò, l’unico che ha ammesso quanto successo; la maestra, che ha sempre riversato la colpa sul genitore; la coordinatrice, che si è difesa dicendo di non aver autorizzato l’attività. Il parroco, legale rappresentante della scuola di proprietà della parrocchia, per il quale è stata chiesta l’archiviazione.

«Molti genitori non ci hanno scritto»

«Ci siamo sentite sole. Sembra che intorno alla scuola sia stato eretto uno scudo a protezione», concordano entrambe le mamme, che durante la diretta Instagram hanno dato sfogo alle loro sensazioni di sconforto e solitudine, nonché di indifferenza. «Molti genitori dei compagni di Ale ed Elisa non ci hanno scritto, neanche per chiedere come stessero i bambini. Poi, hanno ripetuto che la scuola è un’eccellenza, quasi cercando di chiudere un occhio sulla tragedia».

L’istituto non è mai stato chiuso, le gite e le attività extra sono continuate, ma la mamma di Alessandro si sarebbe aspettata una maggiore partecipazione da parte delle maestre, dei genitori, della direttrice con almeno un evento, un segno, una preghiera di vicinanza alle loro famiglie e a quelle degli altri bambini rimasti coinvolti, anche se in misura minore.

«In ospedale mi hanno detto che mio figlio sarebbe potuto morire», sottolinea la mamma di Alessandro con il tono di chi per troppe volte ha dovuto ripetere una frase terribile che fortunatamente non è mai diventata realtà. «Un evento forse lo faremo noi a questo punto, il prossimo 30 maggio», nasce l’idea durante la diretta, forse suggerita dai tanti commenti.

Il grazie ai carabinieri

È mancato un momento collettivo per metabolizzare la tragedia, secondo le due mamme, ma ci sono stati anche tanti messaggi privati di supporto, perché Sabrina e Angela ricordano: «Tante persone ci sono state vicine, a differenza di altri sono state capaci di avvicinarsi al nostro dolore e darci una mano».

Primi fra tutti, i carabinieri di Osio Sotto: «Subito si sono prodigati per metterci in contatto con Israele e far arrivare un medicinale apposito, che ha consentito al tessuto morto di staccarsi, riducendo di tantissimo le conseguenze dell’ustione - ricorda la mamma di Elisa, piena di gratitudine -. Sono andati fino a Bologna a ritirarlo».

Luci e ombre si intrecciano in questa tragedia che le mamme hanno sentito troppo presto dimenticata, troppa poca empatia. Vero è che per indole i bergamaschi tendono a ritrarsi, a chiudersi nel dolore e non disturbare quello degli altri, ma almeno una preghiera collettiva, una serata, un momento di raccoglimento se lo sarebbero aspettate.

Da qui, il desiderio di far sentire la propria voce sui social, con la nascita anche del profilo della mamma della bambina “La forza di Elisa 300522”. Da questi promettono una diretta ogni due settimane, per parlare dei bambini, della difficoltà di una famiglia e della forza dei fratelli, ma anche per sensibilizzare su cosa possa succedere quando si accendono dei fuochi con troppa leggerezza. E questo non dovrebbe succedere, soprattutto in una scuola.

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