Il macabro ritrovamento

Borno, sorvolato da un drone il dirupo dove è stato trovato il corpo

Gli investigatori cercano indizi rilevanti per dare una svolta al caso. Tentativi di identificare la vittima dai tatuaggi

Borno, sorvolato da un drone il dirupo dove è stato trovato il corpo
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Nessun riscontro finora dalle impronte digitali, inviate dagli inquirenti anche al Ris di Parma affinché potesse confrontarle con quelle contenute nella sua banca dati. Rimane ancora senza un nome il corpo, ritrovato sabato pomeriggio a Poline di Borno, fatto a pezzi e nascosto in alcuni sacchi di plastica, abbandonati sulla strada che collega la località della Val Camonica alla Val di Scalve, al confine tra Brescia e Bergamo.

Poche le informazioni disponibili, rese note per poter eventualmente identificare i resti: si tratta di una donna minuta, tra i 35 e i 50 anni, capelli neri di media lunghezza e smalto viola sulle unghie. Il volto è stato sfigurato col fuoco o con l’acido, l’intento era quello di rendere irriconoscibile la vittima. Escluso si tratti di Souad Alloumi, la 29enne scomparsa nel 2018 per il cui omicidio è stato condannato all’ergastolo il marito: le caratteristiche non corrispondono.

Nel frattempo, gli investigatori hanno fatto sorvolare il dirupo vicino al quale è stato rinvenuto il cadavere stamattina (giovedì 24 marzo) da un drone, nella speranza di individuare dall’alto elementi o indizi che potrebbero dare una svolta al caso. Se infatti da una parte è caccia al killer, che si pensa appartenente al crimine organizzato per il modo in cui ha sezionato la vittima (divisa in quindici pezzi, utilizzando uno strumento professionale e con mano esperta), chi indaga cerca in tutti i modi di risalire all’identità della donna, ma siccome non ci sono state denunce di scomparsa né nel Bresciano né nella Bergamasca, si ritiene che possa essere caduta nella rete dello sfruttamento, con una tragica conclusione.

Gli unici dettagli che potrebbero aiutare a scoprire chi sia sarebbero dei tatuaggi non meglio specificati, che gli investigatori avrebbero intenzione di rendere noti per facilitarne il riconoscimento. La pista seguita per adesso, con l’obiettivo di incastrare chi ha lasciato il corpo su quella strada di montagna, poco frequentata di notte, con il favore dell’oscurità, è quella delle telecamere di sorveglianza presenti lungo la viabilità in quella zona.

Non è inoltre chiaro se il colpevole possa essere qualcuno del posto, oppure un individuo venuto da fuori: se da una parte la scelta del luogo farebbe supporre una certa familiarità, nell’optare per un tratto poco illuminato di notte in cui i sacchi si sarebbero confusi con i rifiuti, dall’altra ci si chiede perché non li abbia gettati direttamente nel dirupo, distante pochi metri, in maniera che nessuno potesse più ritrovarli.

Elementi anche questi su cui la Procura di Brescia dovrà cercare di far luce, in una vicenda che si fa sempre più intricata.

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