La tragedia un anno fa

Caso dell'agente suicidatosi per gli insulti social, il pm chiede l'archiviazione

Ma il sindaco della Polizia locale si oppone e chiede «giustizia per il collega vittima degli attacchi sul web»

Caso dell'agente suicidatosi per gli insulti social, il pm chiede l'archiviazione
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Continua a far discutere il caso dell'agente della Polizia locale di Palazzolo (Brescia), G.M.L., che il 4 febbraio 2020 si era tolto la vita con un colpo di pistola proprio nell'auto di servizio, nel parcheggio del Comune, dopo che aveva finito il suo turno di servizio in un Comune della Bergamasca. A causare il tragico gesto pare siano stati gli innumerevoli insulti via social verso l'agente, reo nei giorni precedenti di aver parcheggiato la vettura di servizio in un posteggio dedicato ai disabili in via dei Caniana, di fronte dell’Università di Bergamo.

I fatti dell'anno scorso

L'auto era stata fotografata e il presidente dell'Anmic bergamasca aveva pubblicato lo scatto su Facebook per denunciare l'accaduto, dando il via (involontariamente) al turbinio di duri commenti e insulti.

L’agente si era subito scusato e automultato. La stessa associazione, nel ringraziarlo, aveva commentato così: «Questo episodio ha dato la possibilità di rinsaldare la collaborazione tra Anmic e forze dell’ordine». Evidentemente, però, di fronte agli attacchi social troppo offensivi, G.M.L. era crollato.

L'ipotesi dell'istigazione al suicidio

I carabinieri della stazione di Palazzolo, agli ordini del comandante Francesco Cerasola, hanno svolto in questi mesi delle indagini dettagliate in merito alla morte del vigile 43enne di casa a Cologne, ma originario della Sicilia. La Procura di Brescia aveva aperto immediatamente un fascicolo per istigazione al suicidio e i militari avevano segnalato tre persone (legate soprattutto ai commenti violenti).

Caso archiviato? Il sindacato si oppone

Come riportano i colleghi di PrimaBrescia, però, la Procura ha valutato che non ci siano i presupposti per portare in giudizio gli autori dei commenti incriminati e ha predisposto l'archiviazione del caso. Una decisione che non piace al sindacato della Polizia locale Diccap-Sulp, che nella persona di Alessandro Bottari della segreteria regionale della sigla sindacale si è opposto a questa decisione dei pm, chiedendo giustizia «per il collega vittima di attacchi social».

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