Il curioso caso della donna che picchiò la testa e divenne genio

Per quanto strano possa sembrare, capita spesso che qualcuno, dopo aver sbattuto la testa, perda completamente la memoria. Che sia uno stato momentaneo o permanente, capita. Certo, non abitualmente, ma di casi del genere ne è piena la cronaca e i neurologi saprebbero presentare una ricca antologia di questo tipo di patologie. Decisamente meno frequente, anzi, rarissimo, è ciò che è successo 6 anni fa a Leigh Erceg, che non solo non ricorda assolutamente nulla della sua precedente vita, ma è anche diventata un vero e proprio genio. Berit Brogaard, neuro scienziato e professore presso l’Università di Miami, non esita a parlare di «caso unico al mondo». A raccontare la sua storia è stato il programma Nightline della ABC, rete televisiva statunitense. E, come prevedibile, la notizia ha rapidamente fatto il giro del mondo (ne hanno parlato tutti i maggiori quotidiani britannici, sudamericani, europei e olandesi).
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Genio per caso. La storia di Leigh Erceg, oggi 47enne, inizia nel 2009. La sua vita scorreva tranquilla nel suo ranch a Maybell, Moffat County (Colorado), dove si occupava degli animali e dell’orto. È laureata in educazione fisica e in passato era stata una promettente atleta. Poi, un giorno, l’incidente: mentre dava da mangiare alle galline cadde in un burrone e sbatté violentemente la testa. Venne immediatamente ricoverata, ma la situazione era grave: la Erceg aveva riportato un fortissimo trauma cranico e danni alla colonna vertebrale. I medici non erano certi che sarebbe potuta tornare a camminare. Al suo risveglio, però, Leigh Erceg era soprattutto una persona diversa. In particolare non ricordava assolutamente nulla della sua vita precedente. Non ricordava chi lei fosse, i volti delle persone care, le sue passioni, la sua professione. «Era un involucro di carne senza più alcun contenuto» commenta oggi una sua amica d’infanzia, Amber Anastasio, che da quel giorno decise di stare al fianco di Leigh per aiutarla a ricostruire la sua vita.
Nelle settimane successive i medici riscontrarono, con immenso piacere, che le capacità motorie di Leigh non erano state intaccate come inizialmente si era pensato. Si accorsero però che il trauma cranico di cui era stata vittima aveva provocato ingenti danni cerebrali. Nello specifico, Leigh aveva iniziato a mostrare spiccate qualità artistiche e matematiche: scriveva poesie, dipingeva e, soprattutto, risolveva quesiti matematici con una semplicità stupefacente. I medici e le persone vicine a Leigh si accorsero di essere di fronte a un caso più unico che raro. Come è possibile che una donna, con un’istruzione assolutamente nella media, possa essere diventata all'improvviso una sensibile poetessa e una matematica di talento? Dopo diverse ricerche, i neurologi che avevano iniziato a “studiarla” sono arrivati a una risposta: la caduta ha causato in Leigh la sindrome del savant, oltre che un caso molto grave di sinestesia.
Di cosa si tratta. La sindrome del savant deriva dall’idioma francese “idiot savant”, che, letteralmente, significa “l’idiota sapiente”. Come spiega il nome stesso, si tratta di una sindrome che porta una serie di ritardi cognitivi anche gravi affiancati dallo sviluppo di un'abilità particolare e sopra la norma in un settore specifico. Tali abilità si possono riscontrare in diversi campi: arti visive, in particolare nel disegno, musica, specifiche abilità matematiche o meccaniche. Le cause scatenanti non sono ancora note, ma il caso di Leigh e i rarissimi casi conosciuti fino ad oggi fanno ipotizzare ad alcuni ricercatori che traumi cranici all'emisfero sinistro potrebbero provocarne la nascita.
Contemporaneamente, come detto, Leigh è affetta anche da sinestesia, fenomeno percettivo che indica una “contaminazione” dei sensi nella loro percezione. Più semplicemente, con il termine sinestesia si fa riferimento a quelle situazioni in cui una percezione sensoriale non viene collegata a quel senso, ma a un altro senso, distinto. Nella sua forma più blanda è presente in molti individui, spesso dovuta al fatto che i nostri sensi, pur essendo autonomi, non agiscono in maniera del tutto distaccata dagli altri. Ne soffrono, ad esempio, Pharrell Williams e Lady Gaga. Ma il caso di Leigh è decisamente più grave: lei dichiara specificamente di «sentire i colori e di vedere i suoni».




Senza passato, senza futuro. Il già citato neuro scienziato Brogaard ha spiegato che «Leigh è l’unica donna al mondo che presenta sia la sindrome del savant che la sinestesia dopo un danno cerebrale». Circa l’incidente, Leigh racconta: «Non so cosa mi sia successo, non ricordo nulla della caduta. So solo che dev’essere stata una cosa abbastanza drammatica viste le conseguenze. Non ho immagini, ho solo parole. Una voce che mi diceva in continuazione: “Leigh, continua a respirare. Non smettere di respirare”». E lo stesso vale per la sua vita: non ricorda il volto di sua madre, sa solo che c’è perché gliel’hanno raccontato. Oltre ai ricordi, Leigh ha perso anche la capacità di provare emozioni, un sintomo noto nel campo medico con il nome di “flat affect”. Un’apatia totale, che la rende incapace di provare e capire le emozioni. Amber Anastasio, che con Leigh andava a scuola e che le è stata vicina nei lunghi e difficili mesi del recupero psico-fisico, spiega: «Sorride e ride, ma non perché prova emozioni in tal senso, ma solo come risposta agli stimoli sociali. Percepisce quando è il caso di sorridere e quando no, ma solamente dagli indizi che gli danno gli interlocutori. È stato un lavoro difficile quello su questo lato “sociale” di Leigh. Prima era totalmente diversa: era una persona molto estroversa e ottimista. Ora no. Non so bene come descriverla, so solo che è diversa. Non diversa in senso negativo, solo diversa. È ciò che è».
Inizialmente questo tipo di disturbi erano stati classificati come disturbi bipolari, ma nella speranza di capire qualcosa in più di ciò che le era successo, Leigh si è rivolta al dottor Berit Brogaard, che le ha diagnosticato la sindrome del savant. E proprio Brogaard spiega alcuni lati della malattia di Leigh: «La maggior parte delle persone, quando si chiede loro di disegnare un’auto o una casa, partono tracciando le sagome dell’auto o della casa. Solo successivamente disegnano i dettagli, come le ruote o le finestre. Quando invece lo si chiede a Leigh, lei parte a disegnare i dettagli. Lei percepisce il dettaglio prima del generale. Ed è così in tutte le cose». La sua abitazione è piena di fogli su cui sono scritte poesie, pensieri; dipinti di ogni tipo; complicati algoritmi risolti e abbandonati in un angolo. Ma Leigh, in realtà, non prova alcun tipo di passione per questi campi artistici o del sapere. Semplicemente sente il bisogno di esprimersi in questo modo. E quando le si chiede come pensa che sarà il suo futuro, risponde con un’alzata di spalle. Una domanda forse troppo complessa per chi non sa nulla neppure del suo passato.