Proteste dei commercianti, Gori: «Avete ragione, è un lockdown parziale. Aiuti subito»
Il sindaco di Bergamo manifesta la propria vicinanza agli esercenti e giudica del tutto comprensibili «le proteste di ristoratori e baristi che in diverse città stanno scendendo in piazza, al pari di quelle dei lavoratori dello spettacolo, della cultura e dello sport»

Continuano a far discutere le chiusure anticipate fissate da Palazzo Chigi nel tentativo di porre un freno all’impennata dei contagi. L’ultimo a manifestare la propria vicinanza agli esercenti e ai ristoratori colpiti dal nuovo Dpcm, in ordine di tempo, è il sindaco Giorgio Gori, intervenuto su Facebook con un lungo messaggio. «Le proteste di ristoratori e baristi che in diverse città stanno scendendo in piazza sono del tutto comprensibili, al pari di quelle dei lavoratori dello spettacolo, della cultura e di quanti operano nel campo dello sport. Questi settori si sono mobilitati nei mesi scorsi, dopo il duro colpo ricevuto dal lockdown di primavera, per rendere i propri ambienti sicuri dal punto di vista sanitario. Posti distanziati, controllo della temperatura, divisori, igienizzanti per le mani in ogni dove. Sono stati costruiti protocolli e fatti investimenti per la costante sanificazione degli ambienti. Anche alla luce di questo sforzo non si ha evidenza che andare al ristorante, o a teatro, o in palestra, rappresenti oggi un particolare pericolo in termini di esposizione al contagio. Eppure il governo ha deciso di dare un nuovo stop proprio a queste attività, che possiamo ricomprendere nell’ambito del “tempo libero”, e così hanno fatto, o si stanno apprestando a fare, anche quelli di altri Paesi europei».
La seconda ondata corre veloce e viene spontaneo chiedersi il perché delle scelte prese dall’Esecutivo. La risposta che si è dato Gori, e che si sono dati in molti, è che le chiusure anticipate non sia dettate tanto dalla pericolosità dei locali, bensì dal tentativo di limitare in questo modo le occasioni di incontro tra le persone. «Nella sostanza è un lockdown parziale, esclusivamente serale, non dichiarato – aggiunge il primo cittadino -. Non ho le competenze per dire se sia del tutto giustificato. O meglio, se sia già ora giustificato in tutta Italia. È abbastanza evidente – pure in una seconda ondata che si diversifica dalla prima per il fatto di coinvolgere tutto il Paese, e non solo alcune regioni – che si sono territori molto più colpiti di altri, a partire dalle grandi aree metropolitane. Non si può del resto escludere che province in cui il virus pare per ora procedere più lentamente – come la nostra – possano conoscere un’accelerazione di contagi nelle prossime settimane. Abbiamo già dato, sappiamo che la prudenza non guasta. Se però qualcuno si deve sacrificare, è doveroso che sia immediatamente risarcito. Per questo, insieme a molti colleghi sindaci, nei giorni a cavallo del nuovo Dpcm ho cercato di far sentire la mia voce per far sì che ai ristoratori, ai lavoratori dello spettacolo, della cultura e dello sport venisse assicurato un tempestivo ristoro dei mancati ricavi a cui andranno incontro nelle prossime settimane. Il governo sembra avere ascoltato. Il Consiglio dei Ministri di ieri ha varato le misure di compensazione, assicurando che i soldi arriveranno entro 15 giorni a destinazione. Vigileremo insieme alle associazioni di categoria perché sia effettivamente così».
«C’è una cosa che va però aldilà degli aiuti materiali e che mi preme esprimere agli operatori che in queste ore manifestano le proprie difficoltà e il proprio disappunto per le nuove misure – conclude Giorgio Gori -. Ho assolutamente chiaro che ciò che per tanti, me compreso, è “tempo libero” per voi è “lavoro”, e del vostro lavoro ho il più alto rispetto. Per cui vorrei che sentiste me e tutta l’amministrazione comunale di Bergamo vicini alla vostra condizione e alla vostra protesta. In questi anni ho conosciuto anche personalmente molti di voi, e credo di indovinare il vostro stato d’animo. È quello di persone che oggi temono per la sopravvivenza di imprese a cui hanno dedicato anni della propria vita, impegno e fatica; e che in ogni caso aspirano a vivere del loro lavoro, e non di sussidi. Faremo tutto il possibile per darvi una mano (e lo dico anche ai commercianti, che se anche non dovranno chiudere patiranno certamente una riduzione delle vendite). Il Programma Rinascimento, che già ha aiutato molti di voi all’indomani del lockdown, è ancora a vostra disposizione per gli investimenti utili al rilancio delle vostre attività, con contributi a fondo perduto e prestiti a tasso prossimo allo zero. E vedremo se potremo inventarci anche qualcos’altro. Adesso bisogna stringere i denti, ma a breve sarà di nuovo il tempo dell’intraprendenza, del coraggio e dell’impegno personale. Saremo di nuovo al vostro fianco».