tempra d’acciaio

Claudio Sessa è tornato vincitore: «Senza il mio medico non sarei qui a raccontarlo»

Il vicesindaco di Torre Boldone dimesso dopo 26 giorni in ospedale a Como. «Vedere le porte dell’ambulanza chiudersi lasciando fuori i miei cari, la paura di non rivederli... Continuavano ad arrivare malati e il personale correva»

Claudio Sessa è tornato vincitore: «Senza il mio medico non sarei qui a raccontarlo»
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di Angelo Corna

In questo periodo difficile arrivano segnali di speranza. Claudio Sessa, vicesindaco di Torre Boldone, ha fatto ritorno a casa dopo 26 giorni di degenza all'ospedale Sant'Anna di Como. Da tutti conosciuto per la sua tempra d’acciaio, l’ex primo cittadino era stato ricoverato mercoledì 18 marzo perché positivo al Coronavirus. Una battaglia che si è conclusa positivamente sabato 11 aprile.

«Ci vuole ancora un po’ di pazienza, non posso saltare subito sulla mia bicicletta, anche se la voglia non manca» scherza il vicesindaco con un filo di voce, che fa trasparire una grande emozione. «Ho iniziato ad accusare i primi malesseri a metà marzo, febbre e tosse. Mi ha sempre seguito il medico di base, fino a quando la situazione si è aggravata. Da lì la decisione di procedere al ricovero. A Bergamo i posti erano già limitati e sono stato portato all'ospedale Sant'Anna di Como».

Un viaggio di un’ora e mezza che resterà per sempre nella memoria del vicesindaco. «Vedere le porte dell’ambulanza che si chiudevano, lasciando fuori i miei cari, e la paura di non rivederli... sono stati momenti angoscianti. Sapevo delle tante persone decedute in ospedale senza nemmeno un ultimo saluto ai famigliari. Il viaggio fino a Como è stato un momento molto difficile, dove non sapevo cosa mi sarebbe successo. Arrivato in triage sono rimasto in attesa per quasi trenta ore. L’affluenza di pazienti era altissima, continuavano ad arrivare persone ammalate e il personale sanitario “correva” per cercare di prestare le cure ai tanti ricoverati. In quelle ore mi hanno fatto una serie di esami, tra cui una tac ai polmoni, che purtroppo non erano in buono stato - spiega Sessa -. Ho pensato alla decisione del mio medico e alla scelta di farmi ricoverare. Se avesse aspettato, probabilmente ora non sarei qua a raccontarlo».

L'articolo completo e altre notizie su Torre Boldone nel numero di PrimaBergamo in edicola da venerdì 17 aprile

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