aperto un fascicolo

Cosa è successo all'ospedale di Alzano? La procura indaga per epidemia colposa

Il Codacons ha invece fatto sapere che presenterà un esposto alla procura della Repubblica per chiedere che venga indagata la possibile responsabilità penale di Regione Lombardia sulla mancata istituzione della zona rossa

Cosa è successo all'ospedale di Alzano? La procura indaga per epidemia colposa
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Chi poteva (e doveva) istituire una zona rossa in Val Seriana? Ci sono stati degli errori nella gestione dei primi due pazienti risultati positivi al Covid-19 all’ospedale Pesenti Fenaroli di Alzano Lombardo? Sono queste le principali domande che, da diverso tempo, si pongono i bergamaschi. Per questa ragione, come riporta il Corriere Bergamo, la procura di Bergamo ha aperto un fascicolo a carico di ignoti: l’ipotesi di reato è quella di epidemia colposa. Titolare dell’inchiesta è il procuratore facente funzioni Maria Cristina Rota, insieme a due sostituti, e al momento si è ancora in una fase di accertamento e non ci sono indagati. Tra la giornata di ieri (martedì 7 aprile) e quella di lunedì, i carabinieri del Nas hanno acquisito una serie di documenti, tra cui le cartelle cliniche dei primi pazienti ricoverati e poi deceduti, che serviranno a ricostruire quanto accaduto ad Alzano domenica 23 febbraio.

In particolare, si dovrà accertare se vi siano state condotte di rilevanza penale nella gestione dell’ospedale e del pronto soccorso, che su direttiva di Regione è stato chiuso e poi riaperto dopo poche ore, a differenza di quello di Codogno, chiuso e totalmente sanificato. Un ulteriore punto che gli inquirenti intendono chiarire sta nel fatto che i primi tamponi salivari partirono da Alzano per essere analizzati a Pavia nella notte tra sabato 22 e domenica 23, ma i degenti con sintomi sospetti erano ricoverati in ospedale già da alcuni giorni.

Contestualmente, il Codacons ha fatto sapere che presenterà un esposto alla procura della Repubblica chiedendo che venga indagata la possibile responsabilità penale di Regione Lombardia sulla mancata istituzione della zona rossa nella Bergamasca. Dopo lo scaricabarile tra Regione e Governo, sono suonate come una doccia fredda le dichiarazioni dell'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera che il 7 aprile ha ammesso, intervenendo alla trasmissione Agorà sui Rai 3, che «avremmo potuto farla noi. Ho approfondito ed effettivamente c'è una legge che lo consente». Una mancata decisione che, insieme a quella del Governo, ha avuto conseguenze terribili per il nostro territorio.

Confrontando il periodo di marzo 2020 con il marzo dell'anno precedente i dati parlano di cinquemila vittime in più a Bergamo e provincia (oltre il doppio di quelle ufficiali registrate dalla Regione tra i pazienti risultati positivi al Coronavirus) con una media di 161 morti al giorno. «Sono dati che è difficile commentare - afferma il presidente del Codacons Marco Donzelli -, sono cifre di cui è difficile rendersi conto se non si è vissuto in prima persona quanto successo. Ma ci sono della responsabilità e queste responsabilità è giusto che vengano messe alla luce, perché i cittadini del bergamasco vogliono avere delle risposte».

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