Norme antiCovid e tecnologia

Da trenta sagre alla settimana a una sola. L'estate triste delle feste di paese

Da trenta sagre alla settimana a una sola. L'estate triste delle feste di paese
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Le feste, le sagre, i raduni che hanno punteggiato le estati bergamasche degli ultimi trent’anni sono diventate un problema: tanti paesi, tanti oratori, tanti gruppi alpini per quest’anno hanno rinunciato. Della situazione nell’estate del Covid e della relativa normativa, parla Michele Zambaiti, titolare di Fast and Fest, una società che è specializzata nella gestione di sagre, in particolare dei punti cassa, degli ordini, del servizio al tavolo. Una realtà molto conosciuta in Bergamasca, e non soltanto.

In questi giorni c’è qualche festa “sopravvissuta”?

«Poche. Noi stiamo seguendo le feste patronali della parrocchia di Filago, fino al 16 agosto. Settimana scorsa ne seguivamo una in provincia di Brescia».

Quante erano lo scorso anno?

«In questo periodo potevamo arrivare a una trentina di feste a settimana, soltanto nella Bergamasca».

Nelle sagre che hanno resistito, come è stata affrontata la normativa antiCovid?

«Il problema è limitare al massimo gli assembramenti; il punto più critico è la cassa, dove, normalmente, si formano file di persone. A Filago si è deciso di affidarsi alla tecnologia: insieme ai ragazzi dell’oratorio abbiamo attivato un servizio di prenotazione online sia dei coperti che delle pietanze da ordinare. Il cliente in giornata prenota il suo posto e ordine quello che vuole mangiare. Le cose vanno bene».

Ci sono altre soluzioni?

«Per alcune feste stiamo lavorando con gli ordini presi direttamente al tavolo, come in un normale ristorante; i volontari con gli smartphone raccolgono le domande e riscuotono il dovuto. Anche la consegna dei piatti avviene direttamente al tavolo. Utilizzeremo questo metodo nella prima settimana di settembre alla Villa d’Adda Fest».

I pagamenti avvengono in modo elettronico, quindi…

«Sì. Per la verità in qualche sagra si era già cominciato a utilizzare questo tipo di tecnologia già lo scorso anno e un paio di anni fa. L’informatica di certo aiuta».

Sagre tecnologiche?

«Sì, ma sono soltanto particolari, quello che conta, alla fine, è la cucina, i casoncelli da leccarsi i baffi, gli strina cotti al punto giusto. E poi che conta sono la birra, la buona musica, la tombola, gli amici con qui parlare, scherzare. Io credo che, nonostante le limitazioni, anche quest’anno si possano allestire delle sagre belle e buone».

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