Ricerca scientifica

Da una ricerca del Papa Giovanni una via per utilizzare un anticorpo contro il Covid-19

Primi dati incoraggianti. Il dottor Rambaldi: «Informazioni vitali per guidare decisioni sull'uso appropriato di questo farmaco, sia nel mondo reale che in nuovi studi sulla malattia»

Da una ricerca del Papa Giovanni una via per utilizzare un anticorpo contro il Covid-19
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di Federico Rota

Per iniziare a scorgere una flebile luce in fondo al tunnel in cui ci troviamo, un aiuto viene anche e, soprattutto, dalla ricerca scientifica. EUSA Pharma e l'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo hanno presentato i dati dell'analisi interinale dello studio SISCO sui pazienti Covid-19 che presentavano gravi complicanze respiratorie e che sono stati trattati con Siltuximab, un anticorpo monoclonale mirato per inibire l’interleuchina-6, la proteina responsabile di forti infiammazioni.

I dati presentati, seppur provvisori, si riferiscono ai primi 21 pazienti trattati all'ospedale di Bergamo con questa tipologia di anticorpo con un followup a 7 giorni e mostrano come un terzo dei pazienti abbia fatto registrare un miglioramento clinico con ridotta necessità di somministrazione di ossigeno, mentre per il 43 per cento dei malati le condizioni si sono stabilizzate, come indicato dalla mancanza di cambiamenti clinici rilevanti. Questi numeri, combinati, indicano che oltre i tre quarti dei pazienti trattati con il Siltuximab (per la precisione il 76 per cento di essi) presentavano condizioni stabili o in miglioramento per quanto riguarda il decorso della patologia. Purtroppo tre pazienti hanno evidenziato un peggioramento della malattia, mentre un paziente è deceduto e un altro ancora è stato colpito da un evento cerebrovascolare.

La ricerca si è basata sulla raccolta e l'analisi dei dati relativi a una serie di pazienti trattati nell'ambito di un protocollo di emergenza tuttora in corso, basato sull'uso compassionevole del farmaco. In particolare, si stanno monitorando in modo retrospettivo due coorti di pazienti ospedalizzati prima del ricovero in un'unità di terapia intensiva o già sottoposti a terapia intensiva, con un successivo confronto rispetto ai corrispettivi controlli. Al momento è in corso di preparazione un documento che sarà inviato a un'importante rivista medica, mentre è stato depositato il riassunto prestampa, che sarà presto disponibile sulla piattaforma medRxiv.org.

Alessandro Rambaldi, direttore dell'unità di Ematologia e del dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'ospedale di Bergamo

«Il team del Papa Giovanni XXIII è lieto di condividere questi dati osservazionali preliminari - evidenzia il dottor Alessandro Rambaldi, sponsor e ricercatore dello studio nonché direttore dell'unità di Ematologia e del dipartimento di Oncologia ed Ematologia dell'ospedale di Bergamo -. Non abbiamo ancora identificato e analizzato il gruppo di controllo dei pazienti, ma questi dati iniziali relativi al trattamento con Siltuximab offrono informazioni vitali per guidare decisioni sull'uso appropriato di questo farmaco, sia nel mondo reale che in nuovi studi sulla malattia da Covid-19, mentre continuiamo nella ricerca sul ruolo potenzialmente svolto dal blocco dell'interleuchina-6. È importante sottolineare che questi dati preliminari e non controllati suggerirebbero un ruolo per gli anticorpi monoclonali come possibile strategia terapeutica per questa malattia infettiva fatale. In futuro saranno resi disponibili ulteriori dati sugli altri pazienti, sull'analisi caso-controllo e sul follow-up a 30 giorni relativo alla mortalità».

Si tratta quindi di dati importanti per futuri studi clinici, attualmente in fase di discussione, per l'ulteriore ricerca sull'efficacia di Siltuximab nei pazienti affetti da Coronavirus e con gravi complicazioni respiratorie. Inoltre, sono attesi per la prossima settimana i dati della fase successiva, che metterà a confronto i risultati nei corrispondenti pazienti caso-controllo non trattati con il Siltuximab. «Siamo davvero lieti di poter rendere disponibili questi dati preliminari dello studio SISCO e speriamo che questi risultati possano aiutare a guidare le decisioni per il trattamento nel mondo reale nel corso di questa situazione di emergenza critica - prosegue Lee Morley, Chief Executive Officer di EUSA Pharma -. Il nostro obiettivo è impegnarci in ulteriori studi per la ricerca sul potenziale offerto da Siltuximab per i pazienti affetti da gravi complicanze da Coronavirus e rendere disponibili altri dati non appena possibile. Siamo estremamente grati al team dell'ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo per l'impegno straordinario nel condurre lo studio e nella raccolta di questi dati interinali in circostanze estremamente difficili».

Lo studio ha coinvolto diversi specialisti: Giuseppe Gritti, primo autore dello studio; Fabiano Di Marco, direttore di Pneumologia; Marco Rizzi, direttore Malattie infettive; Luca Lorini, direttore del Dipertimento di emergenza urgenza e Area critica; Fabrizio Fabretti, direttore dell’Anestesia e Rianimazione 3; Ivano Riva, Anestesia e Rianimazione 3; Stefano Fagiuoli, direttore di Gastroenterologia 1 e del Dipartimento di Medicina e Roberto Cosentini, direttore del Centro Eas, Emergenza alta specializzazione. Alla ricerca hanno contribuito anche gli specializzandi Federico Raimondi, Francesco Landi, Marianna Damiano e Leonardo Albroghetti.

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