L'editoriale di Xavier Jacobelli

Hanno daspato di nuovo il Bocia E allora adesso diffidateci tutti

Hanno daspato di nuovo il Bocia E allora adesso diffidateci tutti
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Ieri sera (26 giugno), in via Noli a Bergamo, oltre cinquecento tifosi dell'Atalanta hanno pacificamente manifestato davanti alla Questura per protestare contro l'ennesimo provvedimento comminato nei confronti di Claudio Galimberti. Daspo prolungato fino al 2022 per il Bocia, con obbligo di firma, in quanto reo di avere partecipato, insieme con altre migliaia di tifosi, all'accoglienza riservata alla squadra di ritorno a Orio al Serio dalla vittoria di Roma, nella notte del 6 gennaio scorso. Una misura incredibilmente iniqua che non sta né in cielo né in terra e ha il torto di avvelenare l'eccezionale situazione del tifo bergamasco. Eccezionale per civiltà, passione, partecipazione. Una sanzione che calpesta lo straordinario lavoro di società e tifosi che ha portato a creare un clima invidiabile allo stadio, esaltato dalle due esaltanti stagioni sportive appena lasciate alle spalle.

 

 

La sera del 6 gennaio scorso c'ero anch'io all'aeroporto di Orio, teatro di una festa popolare di straordinaria intensità emotiva che aveva coinvolto tremila persone e si era svolta in un clima di autentica gioia, con il Bocia e i ragazzi della Curva Nord che si erano prodigati perché tutto avvenisse in maniera regolare. Così come, il 23 marzo scorso, c'ero a Rivolta d'Adda, in occasione dei funerali di Emiliano Mondonico, dove il Bocia e i ragazzi della Curva Nord sono stati protagonisti di un commovente tributo al Mondo condiviso con i tifosi del Toro, superando un'acerrima, ultraquarantennale rivalità sportiva.

 

 

Ci dicono che all'origine del provvedimento ci sia anche la presenza di Galimberti a Dortmund e un presunto alterco con un poliziotto in borghese. A parte il fatto che la presenza di Galimberti in Germania è stata benedetta perché la stessa polizia tedesca ha elogiato il comportamento dei bergamaschi al seguito della Dea, questo Daspo è urticante e suona totalmente inaccettabile perché arrivato a stretto giro di posta, addirittura il giorno dopo l'archiviazione «per particolare tenuità del fatto» del procedimento che vedeva indagato Galimberti, con l’ipotesi di reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Ha scritto Il Giorno: «L’episodio incriminato risaliva al 12 aprile 2015 attorno allo stadio Comunale, prima della partita Atalanta-Sassuolo: secondo le contestazioni, Galimberti, dopo aver mangiato con amici e compagni, entrò allo stadio con la testa di una porchetta stretta tra le mani e, davanti alle telecamere di videosorveglianza e ad alcuni poliziotti, pronunciò la seguente frase: "Questa testa di maiale portatela in Questura". Un’iniziativa che costò al Bocia un Daspo di 5 anni con obbligo di firma in Questura». Naturalmente, per colpa dei tempi elefantiaci della giustizia, Galimberti è dovuto restare fuori dallo stadio e nessuno gli ha restituito i due anni di Daspo che non dovevano essergli appioppati. L'archiviazione decisa dal Tribunale di Bergamo è stata un'altra vittoria di Galimberti dopo che, sempre davanti al Tribunale, a suo tempo era caduta (non luogo a procedere perché il fatto non sussiste) l'accusa di associazione a delinquere, mossa nei suoi confronti e nei confronti di alcuni tifosi atalantini, in relazione alla Berghem Fest 2010.

 

 

Bisogna ricordare anche questi precedenti per capire quanto la misura sia colma e quanto il nuovo Daspo al Bocia, a tre settimane dalla Festa della Dea, sia ciò che di più ingiusto e immotivato potesse essere partorito. In passato, il Bocia si è sempre assunto tutte le sue responsabilità delle proprie azioni e le ha largamente pagate in prima persona. Ora ha il diritto di essere lasciato in pace e di tornare allo stadio, dove non può più mettere piede da troppi anni. Nel frattempo, essendo stato presente la notte del 6 gennaio a Orio con migliaia di atalantini, diffidateci tutti.

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