Delitto di Grumello, gli avvocati di Hamedi El Makkaoui chiedono una perizia per ludopatia
Il giovane, che uccise a martellate il padre dell’ex ragazza, rischia l’ergastolo per le dinamiche e i futili motivi
Sul fatto che sia stato lui, a uccidere il padre della ex ragazza, non c’è alcun dubbio: del resto, ha confessato il delitto, durante un interrogatorio dai carabinieri e su consiglio del fratello. Gli avvocati di Hamedi El Makkaoui, il 22enne che il 19 aprile assassinò a martellate l’imprenditore Anselmo Campa, però, puntano a chiedere una perizia sulla presunta ludopatia del giovane.
Come riportato oggi (martedì 28 marzo) dal Corriere Bergamo, se infatti venisse certificata una dipendenza dell’imputato, che aveva problemi di gioco e di droga, potrebbe cadere l’aggravante dei futili motivi. Un fattore per cui rischia l’ergastolo in un dibattimento che, per le circostanze ed i pochi testimoni chiamati a processo, potrebbe concludersi molto velocemente con altre due udienze, una il 22 maggio e l’altra il 12 giugno prossimo. Tra l’altro, i legali hanno chiesto che venga ascoltato lo psicologo del carcere, che sta seguendo Makkaoui.
Il pm, d’altra parte, ha insistito sugli «abietti e futili motivi» che hanno portato alla morte del 56enne: l’imputato era andato a casa sua per chiedergli la restituzione dei soldi (a suo dire circa seimila-settemila euro), o almeno cinquecento euro, versati per il comodato d’uso di una Renault Clio, che Campa gli aveva dato quando era fidanzato con la figlia. Finita la relazione, l’imprenditore l’aveva venduta a un amico del circolo Arci del paese, provocando il disappunto del giovane. Ne era nata un’accesa discussione, durante la quale Luca, così gli amici chiamavano l’assassino, aveva afferrato un martello ed aveva infierito sull’uomo con ventiquattro colpi.
Si sono costituite parti civili l’ex ragazza Federica, rimasta profondamente turbata dalla morte del padre, con conseguenze che potrebbero essere illustrate in aula dalla psicoterapeuta Sara Viola, se verrà ascoltata nelle prossime udienze come su richiesta del suo legale. Gli altri sono la sorellina più piccola, rappresentata dalla madre e dall’avvocato, oltre che la madre e la sorella della vittima.
L’aspetto forse più controverso, l’atteggiamento dell’operaio marocchino dopo l’uccisione di Campa. Appreso della morte del padre, la figlia era ritornata in Italia col primo volo da Sharm El Sheik ed aveva trovato ad aspettarla, all’aeroporto di Milano, l’ex fidanzato per consolarla. Ignara di essere in compagnia del killer, aveva passato con lui diversi giorni. Fino a quando il sospettato non era crollato di fronte ai militari, rivelando di essere il colpevole.