la sentenza

Estorsioni con metodo mafioso, pesanti condanne per i fratelli Santini

Carlo e Alessandro Santini, titolari dell’omonima azienda ad Azzano San Paolo, sono stati condannati rispettivamente a 12 anni e mezzo e a 11 anni

Estorsioni con metodo mafioso, pesanti condanne per i fratelli Santini
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Carlo e Alessandro Santini, titolari dell’omonima azienda di ortofrutta ad Azzano San Paolo, sono stati condannati in primo grado rispettivamente a 12 anni e mezzo e a 11 anni di reclusione, accusati di essere i mandanti di una serie di estorsioni finalizzate al recupero di crediti non pagati.

Il tribunale ha riconosciuto il metodo mafioso e l’aggravante di aver agevolato l’organizzazione a cui erano vicine alcune persone coinvolte nella vicenda. I giudici hanno disposto nei confronti dei due fratelli, una volta scontata la pena, anche la libertà vigilata per tre anni.

A processo era imputato anche Demetrio Battaglia, calabrese, detenuto nel carcere di Reggio Calabria, chiamato a rispondere anche di associazione per delinquere di stampo mafioso; per lui la condanna è stata di 15 anni e mezzo di reclusione. Felice Sarica invece, calabrese residente a Spirano, è stato assolto dall’accusa di favoreggiamento.

La tesi sostenuta dall’accusa è che i fratelli Santini abbiano contattato e affidato la riscossione dei crediti vantati nei confronti di alcuni clienti a Carmelo Caminiti, condannato a 12 anni e morto in carcere nel 2020 dopo lo sciopero della fame, e a Paolo Malara, calabrese già condannato a 10 anni in appello. E secondo i pubblici ministeri i due fratelli (che sarebbero stati a conoscenza dei metodi violenti usati da Caminiti e Malara) li avrebbero reclutati per la loro reputazione criminale.

Diametralmente opposta la ricostruzione degli avvocati difensori, che avevano chiesto in prima istanza l’assoluzione per i fratelli: i Santini non sapevano delle minacce, e avrebbero ingaggiato i due per occuparsi del recupero crediti attraverso un regolare contratto; saputo dei metodi violenti avrebbero poi cercato d’interrompere i rapporti. Inoltre, Malara e Caminiti avrebbero riscosso somme che tenevano per sé, di fatto truffando i Santini.

I difensori hanno sottolineato un altro aspetto: le vittime delle estorsioni non hanno riferito di aver subito minacce o intimidazioni violente; ma per i pm si tratterebbero di gravi reticenze, legate alla paura di ritorsioni.

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