Delitto annunciato?

Femminicidio di Cologno: i problemi psichiatrici, le liti e le sette coltellate fatali

L'uomo che ha ucciso la moglie il 28 marzo era in cura al Cps di Romano da dieci anni, ma a novembre aveva smesso di prendere i farmaci

Femminicidio di Cologno: i problemi psichiatrici, le liti e le sette coltellate fatali
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Prima le grida, poi un tonfo. È questo che ha sentito una vicina di casa di Joy Omoragbon, la donna di 49 anni uccisa a coltellate dal marito Aimiose Osarumwense, nel primo pomeriggio di quel terribile 28 marzo.

La vicina, che vive da qualche mese in via Donizetti a Cologno, ha chiesto l'intervento delle Forze dell'ordine. Per la donna, colpita almeno sette volte al torace e al collo con un coltello da cucina dalla lama di venti centimetri, non c'è stato però nulla da fare.

«La picchiava spesso, si sapeva»

«Vivo qui da due mesi e già il mese scorso c'era stato trambusto: erano intervenuti i sanitari per rianimarla. Lui la picchiava spesso, si sapeva. I militari erano già venuti qui ma lei non denunciava perché sappiamo che la minacciava, le diceva che le avrebbe ammazzato la famiglia rimasta in Nigeria se lo avesse fatto», è la testimonianza della vicina raccolta dai colleghi di Prima Treviglio.

Il racconto delle violenze ripetute viene confermato dal fatto che già l'8 marzo e poi anche solo un paio di giorni prima dell'omicidio, martedì 26, c'erano state forti liti tra i due. L'ultima era stata tale da portare all'intervento degli agenti della Polizia locale di Cologno.

I problemi psichiatrici

«Non era materia da codice rosso», ha spiegato il comandante Ugo Folchini a L'Eco di Bergamo, sottolineando come gli agenti non abbiano trascurato il caso. Al contrario, avevano chiesto i motivi di quella lite e Joy Omoragbon aveva quindi spiegato che si trattava di una discussione accesa scoppiata per la situazione sanitaria del compagno.

L'uomo infatti, 45enne nigeriano con problemi psichiatrici, a novembre aveva smesso di assumere i farmaci che gli erano stati prescritti dal Cps (Centro psico-sociale) di Romano. Aveva cominciato a vedere i «fantasmi».

Cosa è successo nelle 48 ore successive?

Gli agenti avevano così telefonato al Cps, dove il 45enne era in cura dal 2014. L'uomo aveva accettato di tornare al Centro che lo aveva in cura e, accompagnato dalla moglie, ci era andato il giorno stesso. Restano quindi da indagare le 48 ore successive.

I carabinieri della Compagnia di Treviglio e i colleghi del Nucleo investigativo di Bergamo stanno cercando di ricostruire nei minimi dettagli quanto accaduto. Nel mentre, ieri, 29 marzo, l'uomo è stato trasferito dal carcere di Bergamo alla stanza del reparto di Psichiatria dell'ospedale Papa Giovanni riservata ai detenuti, dove questa mattina è in programma l'interrogatorio di convalida da parte del gip Vito Di Vita.

Bandiere a mezz'asta

A Cologno, la sindaca Chiara Drago ha proclamato bandiere a mezz'asta e lutto cittadino in occasione dei funerali (per i quali però non è ancora stata fissata la data). La prima cittadina sottolinea: «Oggi piangiamo una nostra concittadina ed è il tempo del lutto, il tempo del dolore, della rabbia e della riflessione. Ogni giorno deve continuare a essere il tempo della reazione, il tempo di parole nuove, di rapporti diversi. Perché la cura, il disagio e la rassegnazione di fronte alle problematiche dell’altro non debbano sempre essere assorbiti dalle donne. Perché possiamo pensarci realizzate e vive, intere e in mille pezzi, vive».

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