Flavio, don Davide e Ferruccio: la tv tedesca racconta Bergamo nei giorni della pandemia
La trasmissione "Weltspiegel" del canale pubblico ARD1 (il principale in Germania) ha dedicato un ampio servizio alla nostra terra. In evidenza le storie di Flavio Moro, scrittore di Casnigo, don Davide Rota, direttore del Patronato a Bergamo, e Ferruccio Agazzi, titolare della falegnameria Cornelli a Vigano San Martino
di Giambattista Gherardi
La città di Bergamo, lo confermano purtroppo i dati statistici elaborati dal Financial Times, è ai vertici mondiali per numero di decessi causati dal Covid 19, mentre la sua provincia è seconda in Italia (dopo Piacenza) per tasso di mortalità dovuto al virus. Tristi primati, che nel volgere di poche settimane hanno preso il posto, inevitabilmente, sulla stampa estera di articoli e servizi che magnificavano le imprese dell’Atalanta di Gasperini. La speranza è che tornino quei tempi (e quei risultati), ma nel frattempo segnaliamo un approfondito reportage che il primo canale delle televisione pubblica tedesca, ARD 1, ha dedicato negli ultimi giorni alla nostra terra.
Il servizio, realizzato dalla corrispondente in Italia Ellen Trapp e dalla reporter Francesca Tosarelli, è stato costruito sulle storie di Flavio Moro, scrittore di Casnigo (in Val Gandino), don Davide Rota, direttore del Patronato San Vincenzo, e Ferruccio Agazzi, titolare a Vigano San Martino della Falegnameria Cornelli Elisa. Un affresco di vita vissuta che va al di là degli stereotipi costruiti in queste settimane, che dà la misura, profonda ed efficace, della dignità con cui i bergamaschi hanno combattuto un virus che Flavio Moro ha definito «più selvaggio di un animale nella savana, più velenoso di un serpente nel deserto, più silenzioso di un ladro di notte».
Flavio Moro, 65 anni, vanta una ricca attività di scrittore, attore e autore teatrale. Suoi racconti sono stati segnalati in decine di concorsi nazionali e nel 2016 ha ottenuto il primo premio nel concorso “Parole attorno al fuoco” indetto dall’Associazione Nazionale Alpini. In teatro si è dedicato al dialetto e alla storia locale, con opere legate alla realtà del ‘900 in Val Gandino e alla nascita dello storico Circolo Fratellanza di Casnigo. In queste settimane, Flavio Moro ha combattuto il virus a casa e in ospedale, raccontando la propria esperienza in una lettera accorata che ha commosso molti. La sua intervista alla tv tedesca parlando di pandemia è un curioso intreccio del destino. L’opera più nota di Flavio, Lettera dal crepuscolo, nacque infatti dai diari di prigionia del padre, internato in Germania negli anni ’40. In un altro testo, intitolato Ol mal contagiùs, divenuto rappresentazione teatrale, aveva invece ricostruito con efficacia il dramma della peste del 1630 a Casnigo, quando morirono circa 800 degli allora 1300 abitanti.
Flavio Moro nella sua casa a Casnigo
Don Davide Rota sull'altare della chiesa del Patronato con uno dei suoi ragazzi
Ferruccio Agazzi nella sua falegnameria
Don Davide Rota è stato intervistato al Patronato, intento a distribuire cibo nei locali adibiti a mensa dopo il grande dolore per la morte di don Fausto Resmini e il “sollievo” per la propria guarigione. Ha raccontato dell’affetto di un ospite che «ha fatto qualcosa di divertente: ha raccolto i soldi e li hai inviati in Africa, a un prete vodoo, per curare la mia malattia con i riti magici. E ora che sto meglio, alcune persone pensano che abbia funzionato». «Cosa ho imparato - ha aggiunto don Davide -? Che dobbiamo vivere meglio ogni giorno. Con entusiasmo, come se fosse il primo, e la stessa responsabilità di come fosse l'ultimo».
Ferruccio Agazzi ha raccontato invece l’ansia e le difficoltà di una realtà produttiva che, come tante, il Covid-19 ha messo a dura prova. «Abbiamo da subito cercato di capire le condizioni in cui è possibile riaprire l'attività - ha spiegato -. Soprattutto le difficoltà a reperire dispositivi di protezione, mascherine, guanti. Credo nelle istituzioni, ma se i tempi e le modalità della burocrazia sono quelli che conosciamo in Italia, allora ciò non aiuterà, e ora si devono prendere decisioni completamente diverse da quelle a cui siamo abituati». Perché ci sarà d'ora in poi un prima e un poi.