Foto e parole dell'inaugurazione della nuova piazza Dante (con piccola contestazione)
Ieri sera (21 luglio) il sindaco Gori ha tagliato il nastro dello spazio "restituito" alla città. Tanti i presenti, compresi coloro in disaccordo sull'intervento
di Marta Belotti
Ferma al guado, seduta o in piedi, la grande folla di persone che ha partecipato all’inaugurazione di Piazza Dante è rimasta al di qua del nastro tricolore per una buona ora prima del taglio, nel Quadriportico dove si trova il dehors del Balzer. Lì, dove forse il colpo d’occhio è il migliore, si sono succedute le voci dei numerosi attori che hanno portato, dopo due anni, all’inaugurazione di ieri sera, giovedì 21 luglio.
«Questa è una piazza che abbiamo voluto per tutti i bergamaschi, non per i turisti, non solo per i cittadini. Il centro è di tutti, di chi abita in città e anche di chi vive in provincia ma sente questi luoghi come suoi. L’identità di una comunità si consolida anche attraverso lo spazio pubblico, i monumenti e le piazze. Piazza Dante è un luogo sul quale abbiamo deciso di investire nel segno della bellezza e della cultura»: sono state le parole del sindaco Giorgio Gori in un discorso avviato con un excursus sulla storia della piazza, da quando originariamente lì si teneva la Fiera di Sant’Alessandro, passando per le vicissitudini della fontana Settecentesca del Tritone, riportata ora nel punto focale dove si intersecano le linee prospettiche degli edifici circostanti, fino ad arrivare al ricordo del rifugio antiaereo, poi Diurno, finito nell’oblio e ora in procinto di trovare una nuova vita.
A traghettare verso tempi più recenti sono state le parole dell’assessore alla Riqualificazione urbana Francesco Valesini, che ha ricordato i tanti alberi lì presenti, le difficoltà trovate nei lavori sul forte impianto arboreo esistente e la volontà di preservare l’immagine della piazza come area verde, ridisegnandola come un giardino. L’ex Diurno è invece tornato nelle parole di tutti coloro che hanno preso in mano il microfono dopo le Istituzioni. Tra questi, Paolo Cividini, a rappresentanza della società che si è occupata della riqualificazione dell’ex Diurno: «Il centro cittadino soffre la mancanza di luoghi di intrattenimento, la maggior parte delle propose si trovano fuori dal cuore della città. Abbiamo quindi deciso di metterci in gioco, assumendoci l’incarico di animare questo spazio. Ci stiamo lavorando, per questo l’appuntamento è rimandato a dopo l’estate. Intanto vi posso raccontare qualcosa, ma non tutto, perché solo settembre sapremo comunicare meglio la nostra proposta e aprire lo spazio alla visita».
Qualcuno tra la folla mormorava che, forse, dopo il taglio del nastro o a inaugurazione conclusa un giretto nell'ex Diurno lo avrebbero concesso. Tuttavia, le porte del nuovo spazio sono rimaste chiuse e i più curiosi sono rimasti con l’acquolina in bocca. La curiosità sarà quindi sfamata solo a settembre.
Al taglio del nastro, la folla si è poi riversata in Piazza Dante, popolando il giardino per la prima volta dopo anni. Nonostante il momento di festa, fischietti in bocca, non sono mancate le contestazioni: «Era una piazza settecentesca, ora è una banale piazzucola moderna. E tutto questo con i nostri soldi», ha detto una delle contestatrici a capo di un gruppetto di massimo quindici persone. Un punto di vista ben diverso rispetto alla convinzione degli architetti, rappresentati dall'intervento del professionista Gelmini, il quale ha parlato di un «lavoro fatto in continuità assoluta con il centro Piacentiniano e da leggere in prospettiva storica».
Sono bastati pochi minuti perché i nuovi spazi venissero riempiti dalla folla brulicante e curiosa. Bambini con le mani nella fontana, tanti selfie con alle spalle il Tritone, qualche occhiata incuriosita verso le scale che portano all’ex Diurno. Un’inaugurazione che ha segnato la storia di Bergamo? Forse. Sicuramente, per usare le parole del primo cittadino: «Un tassello fondamentale della riqualificazione del centro di Bergamo».