La polemica

Montagne "chiuse" per Natale: «Gli ambientalisti sono rimasti indietro, le valli non sono solo sci»

Maurizio Forchini, presidente di Promoserio, risponde al duro comunicato di Orobievive: «Tenere chiusi gli impianti significa colpire un’economica che da anni non sfrutta ma tutela la montagna»

Montagne "chiuse" per Natale: «Gli ambientalisti sono rimasti indietro, le valli non sono solo sci»
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di Andrea Rossetti

Alla fine, la cosiddetta “ala rigorista” l’ha avuta vinta: fino almeno a dopo l’Epifania non esisterà stagione invernale. Gli impianti sciistici resteranno forzatamente chiusi. E anche per le valli bergamasche, dunque, si preannuncia un inverno freddissimo, gelido, dal punto di vista economico.

La scorsa settimana, Promoserio, ente di promozione della Val Seriana e della Val di Scalve, d’accordo con le Comunità montane dei due territori, aveva lanciato un appello al Governo per fare in modo di salvare il salvabile. Anche perché, dati alla mano, dopo aver visto l’inferno nella primavera scorsa, adesso lì il virus sta circolando pochissimo. Invece niente: non ci saranno deroghe, tutto chiuso. Ed ennesimo, pesantissimo colpo all’economia di un territorio che, non senza fatica, negli anni sta cercando di costruire un turismo sempre più ecosostenibile e improntato alla tutela della montagna, più che al suo sfruttamento.

Per questo, sia in Val Seriana che in Val di Scalde, ha lasciato perplessi la lettera che sabato 28 novembre il comitato ambientalista Orobievive (che raggruppa associazioni quali Fab, Legambiente, Mountain Wilderness, SerianAmbiente, Wwf e Italian Nostra) ha diffuso e nella quale non solo si diceva d’accordo con la chiusura degli impianti sciistici per contenere la pandemia, ma addirittura definiva «non condivisibile» la richiesta di ristori governativi in favore di quelle attività, in primis per l’appunto i gestori degli impianti, più colpite dalle restrizioni del nuovo Dpcm. «Nella maggior parte dei casi e degli anni - scrivono quelli di Orobievive -, questi impianti hanno operato in perdita, e già in passato hanno avuto bisogno di supporto pubblico. Riteniamo che tenere in vita artificialmente attività che sono in perdita strutturale e non più coerenti con l’andamento climatico degli ultimi anni sia controproducente».

«La posizione che i signori di Orobievive portano avanti è fuori dal tempo, antistorica», commenta senza mezzi termini Maurizio Forchini, presidente di Promoserio. «Quando si parla di “stagione invernale”, non si parla più solo di impianti sciistici, ma di un movimento che coinvolge l’intera economia delle valli e che va dal settore alberghiero fino a quello dell’enogastronomia, passando anche per chi organizza, ad esempio, escursioni in e-bike». Il tema è proprio questo: bloccare gli spostamenti nelle seconde case di montagna o negli hotel delle località invernali e chiudere gli impianti, causa un contraccolpo che difficilmente tante attività delle nostre valli riusciranno ad assorbire. «È evidente che è tutto collegato - continua Forchini -: lo sci alpino, in montagna, resta l’attività primaria. Ma pensare che sia l’unica è sbagliatissimo. C’è lo sci di fondo, lo slittino, le escursioni... Un mondo, insomma. Persone che negli anni sono state capaci di reinventarsi, di dare vita ad attività in grado di abbinare la tutela dell’ambiente al turismo. E che in questa pandemia hanno preso tutte le precauzioni del caso per poter continuare a lavorare rispettando tutte le norme del caso».

Queste persone, stando a Orobievive, non meriterebbero neppure un “risarcimento” governativo, sebbene verranno costrette a non lavorare. «Gli ambientalisti, a dire il vero, parlano solo dei gestori degli impianti - precisa Forchini -. Dimostrando di essere rimasti un po’ indietro su ciò che sta accadendo nelle nostre valli. Ma qui nessuno chiede soldi: la volontà di tutti è semplicemente quella di lavorare. Ovvio che, dal momento in cui questo viene vietato, bisogna pensare a un modo di aiutare tutti».

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