Gli infermieri: «Inammissibili i contagi per carenza di protezioni. Non lasciateci soli»
Le dichiarazioni congiunte dei presidenti degli ordini provinciali di infermieri e medici, rispettivamente Gianluca Solitro e Guido Marinoni
Aumentano i contagi a infermieri e professionisti sanitari: un dato in cui riecheggiano le frequenti ammissioni della criticità della situazione provenienti dalle autorità regionali e statali. Gli strumenti per la protezione di chi in prima linea ha a che fare con i contagiati scarseggiano. Non ce n'è per tutti, e quello che c'è spesso non è sufficiente a garantire un isolamento totale dal virus. Ecco la situazione in cui arriva l'appello dell'Ordine delle Professioni Infermieristiche di Bergamo. Un lungo comunicato che inizia con un riepilogo della situazione: «A Bergamo si segnalano ogni giorno circa il 25 per cento dei nuovi casi positivi di COVID-19 e si registra il 27 per cento di tutti i decessi della Lombardia, che si possono quantificare in una media di circa 50 al giorno. Il dato sugli operatori positivi è indicato a livello nazionale nel 12 per cento dei contagiati, ma ci sono strutture, proprio a Bergamo, dove si parla del 30 per cento, e si tratta soprattutto di quelle non necessariamente ospedaliere, ma che ospitano pazienti fragili dove c'è la carenza più forte per i professionisti di dispositivi di protezione individuale».
Il comunicato continua ricordando il decesso di un medico e di un operatore del 118 a causa del virus e i dati dell'Istituto Superiore di Sanità che certificano 2339 contagi ai danni di operatori sanitari: «Dati probabilmente sottostimati», si legge.
Dove sono poi riportate le dichiarazioni congiunte dei presidenti degli ordini provinciali di infermieri e medici, rispettivamente Gianluca Solitro e Guido Marinoni: «È una situazione insostenibile, non perché i nostri professionisti non possono o non devono ammalarsi: ciascuno di noi dedica sé stesso ad aiutare i cittadini e mai si tirerebbe indietro. È insostenibile perché questo avviene in gran parte per la mancanza di dispositivi di protezione individuale che devono ancora arrivare in un numero sufficiente a garantire la protezione di tutti. Il Governo giustamente ha assicurato alle imprese che chi lavora per non fermare la produzione sarà protetto. Ci spiace dirlo così, ma il Governo deve garantire, e subito, che chi si sta prendendo cura dei cittadini malati sia protetto nel giusto modo e con le giuste attrezzature».
L'appello alle autorità, in attesa del picco dei prossimi giorni, continua: «C'è bisogno di organizzare le strutture per non far collassare la regione e le sue province più colpite, tra cui Bergamo è in testa, e della dimostrazione da parte delle istituzioni di non lasciare soli i professionisti che vi operano e che non lasceranno mai soli i cittadini che sono affidati a loro».
L'Opi chiede certezze e strumenti: dispositivi di protezione adeguati, sostegno al territorio per fare fronte ai casi seguiti a domicilio e nelle RSA, implementazione degli ausili per la somministrazione di ossigenoterapia a domicilio e aumento di medici e infermieri. Con una particolare attenzione alla nostra città: «È la provincia d'Italia maggiormente colpita e come tale ne vanno sostenute e implementate le risorse per evitare il collasso. Chiediamo ad ATS indicazioni e azioni a sostegno della tutela dei nostri professionisti e quindi dei cittadini».